venerdì 25 agosto 2017

Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi





         Garibaldi a Catania, 24 agosto 1862 - 2017: la Legione Garibaldina ricorda l'Eroe dei due mondi

Al fine di consolidare la appena raggiunta Unità italiana mercé l'opera dei volontari in camicia rossa e della Monarchia di Casa Savoja, Giuseppe Garibaldi sbarcava nuovamente in Sicilia nell'estate del 1862, dopo appena due anni dalla spedizione "dei Mille". Stavolta l'impresa era la conquista di Roma: si concluderà tragicamente, come sappiamo, col ferimento dell'Eroe ad Aspromonte, in Calabria, da parte delle truppe regolari dell'Esercito unitario che aveva ordini dal governo Rattazzi di bloccare il Generale, non giudicando opportuna in quel frangente l'impresa.   Il governo Rattazzi cadrà per questo motivo pochi mesi dopo.  A 155 anni di distanza, Catania nella persona del suo Coordinatore Comandante della Legione Garibaldina, Cav.Dott. Francesco Giordano, ha ricordato la presenza del Generale Giuseppe Garibaldi nella città etnea -dove non era stato nel 1860- , dal cui centro lanciò il celebre grido: "O Roma o morte!".
Entrato accolto da una fiumana di popolo in Catania, la notte del 19 agosto dalla porta fino ad allora detta Ferdinanda e in suo onore ribattezzata Garibaldi, e sceso dalla medesima via che da allora porta il suo nome, il Generale giungeva all'incrocio con via dei quattro cantoni con via Etnea alloggiando al Circolo degli Operaj, ove veniva accolto dal suo presidente Pizzarelli: da lì, come ricorda una lapide apposta nell'anniversario, lanciava come già a Marsala e Palermo, il celebre grido "O Roma o Morte", arrigando la folla.
Le autorità catanesi si dileguavano alla presenza dei garibaldini: il Prefetto Tholosano si rifugiava su una delle due navi da guerra della Regia Marina ancorate al largo del porto di Catania, i nobili conservatori andavano nelle ville di campagna con la scusa dell'estate: le truppe regolari avevano lasciato passare il Generale e i suoi 4 mila uomini, dopo un abboccamento a Misterbianco ove pare egli mostrasse, come in altre parti dell'Isola, un salvacondotto speciale: lettera autografa di Re Vittorio Emanuele con cui aveva avuto segreti colloqui, che lo autorizzava all'impresa? Non si saprà mai, il Re ufficialmente aveva deplorato le sommosse e le truppe di Cialdini e navali di Persano erano in movimento. Garibaldi stesso però ricorda nelle Memorie, "coprendo" Casa Savoia, che era venuto in Sicilia onde evitare conati di separatismo, di antica radice: bastò la sua presenza per acquietare le masse.  
A Catania totalmente devota al garibaldinismo più che altre città siciliane, "degna di Palermo e della Sicilia intera, trovammo vulcano di patriottismo, uomini denaro vettovaglie per la mia gente": così ricordò il Generale nelle Memorie, perchè solo qui ebbe la totalità dei consensi e finanziamenti abbondanti.
Dopo aver girato la città onde fraternizzare coi catanesi, egli alloggiava nel Monastero dei Benedettini, la fortezza secolare, arca regia del potere dai tempi del Viceregno spagnolo, érta sulla sommità della collina civica, da cui si vede il mare: l'Abate Giuseppe Benedetto Dusmet, apostolo dei poveri che poi diveniva Cardinale di Catania e oggi Beato di santa Chiesa, lo ospitava ma non alloggiava col suo comando: solo il monaco Pantaleo, "ribelle" e per giunta cappuccino, non era ammesso dai nobili padri di San Benedetto.  Dal balcone del monastero, Garibaldi pronunziava il discorso che qui trascriviamo integralmente:

Proclama agli Italiani di Giuseppe Garibaldi 
  Catania 24 agosto 1862
Italiani! 
Il mio programma è sempre lo stesso – Voglio per quanto da me dipende, che il Plebiscito del 21 ottobre 1860 sia una verità, che il patto segnato dal Popolo e Re riceva piena esecuzione. 
Io m’inchino alla Maestà di Vittorio Emanuele Re Eletto dalla Nazione, ma sono ostile ad un ministero che d’italiano ha solo il nome, d’un ministero il quale per compiacere alla Diplomazia ordinò nel mese di maggio gli arresti ed il processo di Sarnico, come oggi provoca la guerra civile del mezzogiorno d’Italia per assicurarsi le buone grazie dell’Imperatore Napoleone. 
Un ministero siffatto non può, non deve essere più oltre sopportato – Inganna il Re, lo compromette come fece col proclama del 3 agosto, coll’ostinato municipalismo spinge al distacco le province meridionali, tradisce la Nazione. 
La livrea di padrone straniero non sarà mai titolo di stima, di onore per alcun ministero fra noi. 
Quand’io sbarcai in Sicilia. La generosa Isola stava sul punto si far sentire lo scoppio della sua disperazione – le provincie napoletane, niuno lo ignora, sono contenute solo da sorverchianti forze militari. 
L’amore e la buona amministrazione dovevano essere i fattori dell’Unità Italiana – I municipali prefersero l’opposta via – Odio seminarono e odio in larga parte raccolsero. 
Insensati! Vogliono, lo so, la guerra civile per aver campo di spegnere nel sangue l’avvenire della libertà e offrir vittime accette sull’ara del dispotismo. 
Io non consentirò per altro che si compiano gli immani desiderii – La formula del Plebiscito salvi un’altra volta l’Italia – Cessi ogni preoccupazione locale di fronte al gran concetto unitario – Si unifichi il cuore e la mente delle genti italiche nel gran fine del nostro Risorgimento – Il pensiero e l’azione di tutti i patrioti s’hanno da volgere esclusivamente alla impresa liberatrice di Roma – Il resto a poi. 
A Roma dunque, a Roma – Su, prodi del 48 e del 49, su gioventù ardente del 59 e 60 – Correte alla Crociata Santa – Noi vinceremo dacché per noi sta la ragione, il diritto nazionale, la coscienza universale. 
Grandi speranze suscitammo nel mondo colla nostra rivoluzione – Bisogna più e più sempre giustificarle. 
Son certo che il popolo italiano non mancherà al suo dovere – Così fosse fin da ora a noi compagno il prode Esercito nostro! 
Italiani! Se qualche cosa io feci per la Patria, credete alle mie parole – Io sono deliberato o di entrare a Roma vincitore o di cadere sotto le sue mura – Ma in questo caso stesso ho fede che voi vendicherete degnamente la mia morte e compirete l’opera mia. 
Viva l’Italia! Viva Vittorio Emanuele in Campidoglio! 
  G. Garibaldi

Erano intanto giunti due vapori e il Generale, scrive nelle Memorie, "dall'alto della torre" (in realtà la cupola: da allora in poi fino a non molti anni fa, dal lucernario di essa si levava una luce tricolore...) "del convento dei benedettini che domina Catania, salutai quelle navi con lo sguardo appassionato di un amante".  Il giorno successivo egli e oltre 2500 uomini si imbarcavano al porto catanese su due piroscafi, Dispaccio ed Abatucci, uno italiano l'altro francese, di cui il Generale prese possesso giustificandosi pel fatto che, occupando Napoleone III Roma, egli ben poteva usare "un suo legno per una notte". Stipati gli uomini, non ne contennero le navi oltre duemila: le fregate della Regia Marina salpate, non impedirono il passaggio dei garibaldini. Dai documenti oggi pubblicati, la rabbia del Capo del Governo Urbano Rattazzi è evidente dai telegrammi in cui, corrispondendo coi Prefetti di Messina ed Acireale, non si capacita come le Regie navi abbiano potuto non fermare gli insorti: i comandanti avevano però ricevuto un telegramma, ove si invitava sibillinamente da Roma a pensare al "bene del Re e della Patria": Vittorio Emanuele II coprì fin che poté il Generale e probabilmente agirono anche altre entità. Non fu così purtroppo sbarcati i garibaldini in Calabria, ove la volontà di Rattazzi ebbe la meglio e le Regie navi bombardarono i rivoluzionari, che si inerpicavano sui monti, sino a Gambarie d'Aspromonte: il resto è noto. L'Eroe era condotto alla "disciplina" dalla ragion di Stato!
Catania che mai ha dimenticato l'amore verso Garibaldi e ne serba gelosamente la memoria, ricorda con questo evento di 155 anni fa ed il provlama agli italiani sopra riportato, attraverso il Coordinatore etneo Cav.Dott. Francesco Giordano, le eroiche gesta di libertà del Generale, sempre in prima linea contro ogni forma di tirannide, del pensiero e dell'azione, e intende promuovere ogni iniziativa culturale e sociale àtta a rendere feconda la nostra Storia, che ci fece uniti e grandi dall'Alpe a capo Passero.
Viva Garibaldi, viva la Legione, viva l'Italia!

Catania 24 agosto 2017
Legione Garibaldina Coordinamento di Catania
 
http://www.legionegaribaldina.org/

domenica 13 agosto 2017

SAR Emanuele Filiberto di Savoja dona 50 mila euro per gli Ordini Dinastici della Real Casa, finanziando la ricostruzione del centro Madonna delle Grazie di Norcia


SAR Emanuele Filiberto di Savoja dona 50 mila euro per gli Ordini Dinastici della Real Casa, finanziando la ricostruzione del centro Madonna delle Grazie di Norcia



Siamo lieti che la Real Casa di Savoja nei suoi Ordini Dinastici, il Maurizio e Lazzaro e l'Ordine al Merito Civile di Savoja, sia presente concretamente, come sempre e da sempre, laddove è sofferenza della italica gente: quando la burocrazia rallenta, la nobile solidarietà avanza...

Da Umbria Journal tv del 12 agosto 2017:





Da Due Mondi news dell'otto agosto 2017:





Una donazione di € 50.000,00 dagli Ordini Dinastici di Casa Savoia per la ricostruzione del Centro Pastorale “Madonna delle Grazie” di Norcia. Questo il dono della Famiglia Reale Italiana e degli appartenenti agli antichi ordini cavallereschi della Dinastia che S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, Principe di Piemonte e di Venezia, consegnerà il giorno 12 agosto 2017 alle ore 12.00 (Norcia, complesso Madonna delle Grazie) all’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, mettendo a disposizione tale contributo per l’importante iniziativa.

«Sono molto, molto felice di poter tornare a Norcia – dichiara il Principe Emanuele Filiberto – e soprattutto di poter visitare la città portando un segno concreto del nostro amore per questa bellissima città e per uno dei gioielli d’Italia. Quando lo scorso anno si è verificato il sisma che ha devastato l’Italia centrale, il nostro primo pensiero è stato quello di poter aiutare la rinascita di queste zone sostenendo un progetto promosso dall’Arcidiocesi: era un sogno, ma ce l’abbiamo fatta. Sono qui per consegnare all’Arcivescovo Mons. Boccardo, che ha subito accolto con profonda sensibilità ed attenzione il nostro gesto, la somma per la quale ci siamo impegnati e che sarà erogata totalmente per la ricostruzione del Centro Pastorale “Madonna delle Grazie”. Un centro di preghiera, certo, ma anche luogo civico di aggregazione sociale, dove persone anziane e più giovani possono trovarsi attorno ai segni dell’Amore più grande. E questo è bellissimo: un’emozione profondissima e che si colloca in pieno nel segno della tradizione della mia Casa e di quell’attenzione nei confronti delle situazioni di disagio che è da sempre il tratto distintivo degli Ordini Dinastici di Casa Savoia ed in particolare dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. E non potevamo – prosegue – non pensare ad un interlocutore più adatto che l’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, dato lo stretto legame che unisce gli Ordini al Magistero della Chiesa Cattolica e dal primo giorno in prima linea per fronteggiare l’emergenza. Il nostro cuore è con Norcia e con tutti coloro che soffrono».Merli_group_

Successivamente, il Principe e l’Arcivescovo pranzeranno con i volontari della Caritas presenti a Norcia, incontrando le famiglie di coloro che hanno perso le loro dimore durante il sisma. Emanuele Filiberto sarà accompagnato dal Vice Capo del Cerimoniale, dal Delegato e dal Vice-Delegato degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, e da alcuni rappresentanti degli Ordini Dinastici di Casa Savoia.

Il progetto Norcia. La donazione degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, erogata attraverso l’Association Internationale des Chevaliers des Ordres Dynastiques de la Maison Royale de Savoie, sarà destinata alla ricostruzione del Centro Pastorale “Madonna delle Grazie”. Il progetto prevede la riedificazione dell’unico luogo di aggregazione sociale e di svolgimento delle attività pastorali, che avrà i requisiti strutturali di “ricostruzione sicura”. L’ipotesi progettuale per il recupero del Centro Parrocchiale Madonna delle Grazie di Norcia prevede il riutilizzo dell’intera superficie ripartita nei tre livelli originari per ridar vita all’unico edificio religioso, esterno alle mura castellane della città di Norcia, a disposizione dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia.



Gli Ordini Dinastici di Casa Savoia: cosa sono. L’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro nasce ufficialmente con le Bolle Pontificie «Christiani Populi» e «Pro Commissa Nobis» promulgate da Papa Gregorio XIII rispettivamente il 16 settembre e il 13 novembre 1572, con le quali si davano disposizioni per ripristinare l’Ordine Militare Religioso di San Maurizio, fondato nel 1434 dal Duca Amedeo VIII di Savoia, ponendolo prima sotto la Regola di San Benedetto della Congregazione Cistercense e poi sotto quella di Sant’Agostino e fondendolo con l’Ordine Militare e Ospitaliero Gerosolimitano di San Lazzaro, fondato nell’XI Secolo. Affidato in perpetuo a Casa Savoia ed ai suoi discendenti, l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro conta oggi circa 3.000 membri distribuiti in molti Paesi del mondo. Tra gli scopi principali dell’Ordine vi è ancora oggi l’esercizio dell’accoglienza ospedaliera. Al riguardo ritorna alla mente quanto scritto negli Statuti dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro del 1608, come indirizzo di vita dei cavalieri mauriziani: «Non essendo la vita dell’huomo che militia sopra la terra come disse quel gran servo di Dio; oltre la militia che averanno da essercitare per difesa, et esaltazione di santa Chiesa con infedeli, et heretici, pensino d’avere continua pugna contra i nemici invisibili della salute nostra, et et per esser più gagliardi, non solo delle forze del corpo, ma di quelle dello spirito». Esso è e rimane nelle tradizioni della nostra storia Patria che non possono fare a meno di dimenticare la funzione fondamentale ed unificatrice che ebbe la Real Casa di Savoia. Dal 1988, all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, si affianca l’Ordine al Merito Civile di Savoia

La lunga tradizione di solidarietà di Casa Savoia.  Come sopra descritto, la lunga tradizione di solidarietà di Casa Savoia e degli Ordini Dinastici affonda le sue origini nella storia del nostro Paese. L’attività dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro aveva negli Ospedali Mauriziani (tra cui Torino e Aosta) il suo primo simbolo, mentre molti Sovrani di Casa Savoia si recavano immediatamente in soccorso delle popolazioni colpite dalle calamità naturali. Tra questi episodi, va certamente ricordata la presenza di Re Umberto I e della Regina Margherita a Casamicciola subito dopo il terribile sisma del 1883 o a Napoli durante la terribile epidemia di colera del 1884. Nel 1908, Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena accorsero immediatamente a Messina dopo il disastroso terremoto avvenuto in quell’anno. Secondo la tradizione, Elena si trasformò in una sorta di Stakanof dell’emergenza: scende a terra e prende a vagare tra le macerie in cerca di sopravvissuti senza curarsi del pericolo di crolli o del lezzo dei cadaveri, salva il bambino del bassorilievo mentre una trave le scricchiola sulla testa, trasforma una nave in ospedale da campo dove benda 300 feriti in 4 ore, si precipita a bordo di un incrociatore russo ancorato in porto e supplica il capitano di intervenire dicendogli nella sua lingua “Non è la regina d’Italia né la principessa del Montenegro, ma è una donna e una madre che vi supplica”. Riconoscente, Messina dedicò negli anni ’50 del ‘900, dopo la morte in esilio della Sovrana un bellissimo monumento, frutto di una sottoscrizione collettiva. Ed ancora, durante gli anni di esilio, Re Umberto II fu sempre vicino alle popolazioni colpite dalle alluvioni del Polesine, dal disastro del Vajont, ai familiari di Marcinelle. Più recentemente, gli Ordini Dinastici di Casa Savoia sono stati in prima linea per il terremoto a L’Aquila del 2008 e per l’emergenza in Sardegna del 2013, portando aiuti e conforto. Una tradizione che si rinnova secolo dopo secolo.

http://www.duemondinews.com/nostro-cuore-dono-casa-savoia-la-ricostruzione-norcia/

lunedì 7 agosto 2017

SAR il Principe d'Epiro nominato Grand'Ufficiale di Giustizia e membro del Baliaggio internazionale dell'Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme




SAR il Principe d'Epiro nominato Grand'Ufficiale di Giustizia e membro del Baliaggio internazionale dell'Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme

Con Diploma del 16 giugno 2017, SAR Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia Gran Principe d'Epiro, è stato nominato Grand'Ufficiale di II classe di Giustizia dell'Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme, nonché membro del Gran Baliaggio internazionale.  Un riconoscimento fondamentale per il nostro Principe e la Real Casa d'Epiro, riconosciuta a livello internazionale.

Di seguito alcune notizie sull'Ordine di San Lazzaro:
Lazzaro il Povero (Vangelo di Luca)  o Lazzaro di Betania (Vangelo di Giovanni): a quale di queste due emblematiche Figure si ispirò l’Ordine Militare e Ospitaliero di San Lazzaro di Gerusalemme agli albori della propria storia? Gli Storici sono discordi: chi propende per l’uno, chi per l’altro, chi per tutti e due. Così non è quando i medesimi trattano gli avvenimenti ultramilennari della vita dell’Ordine, riconoscendo unanimemente la veridicità, la valentia e l’importanza di questa Cavalleresca Milizia. Il riconoscimento a tutti gli effetti civili dell’Ordine in Spagna, il riconoscimento quale “Organismo Internazionale con Fini Umanitari” da parte della CEE, il documento Papale citato nel capitolo relativo ai riconoscimenti dell’Ordine e soprattutto la normativa internazionale che dovrà svilupparsi necessariamente, anche in campo cavalleresco, a seguito dell’Unificazione Europea, fanno ben sperare che l’Ordine di San Lazzaro, indipendente e non dinastico, possa finalmente essere autorizzato ad operare in Italia con il pieno riconoscimento dello Stato.Il sunto storico non vuole essere una nuova opera letteraria, ma solamente una raccolta organica di quanto scritto da illustri Storici sull’Ordine di San Lazzaro, atta a chiarirne le vicissitudini e la validità indiscutibile. Questo volume, collegialmente da tutta la Consulta del Gran Priorato d’Italia, viene dedicato a S.A. Don Francisco de Paola Enrique de Borbon y Escasany, felicemente nostro 48^ Unico, Vero e Legittimo Gran Maestro, in segno di profonda deferenza e stima per l’eccellente guida del nostro Ordine.
Altre notizie qui: http://www.omoslj.it/index.php/la-storia/

Sul Gran Maestro dell'Ordine, Don Carlos Gereda y Borbòn Marchese di Almazan:
Don Carlos nació en Uruguay, donde sus padres se habían mudado tras la guerra civil española para ir a una hacienda de ascendencia ancestral. Su posición con respecto a la familia Borbón se establece mediante la línea de Alberto María de Borbón y d'Ast, duque de Santa Elena, noble inferior al duque de Sevilla, su primo, ambos eran descendientes de Carlos IV de España. Esta rama no es considerada parte de la casa real de Borbón en el ámbito nobiliario español.
Con una edad temprana, él regresó a su España natal (familiarmente) antes de que fuese enviado a la Escuela Preparatoria de Ladycross en Sussex, Inglaterra. Desde allí continuó en la Escuela de Downside de la Orden benedictina. Después de completar su educación en Downside regresó a Madrid para estudiar de Ingeniería Industrial en la Universidad.
El 15 de febrero de 1975, Carlos se casó con Doña María las Nieves Castellano y Barón, marquesa de Almazán adquiriendo el título de marqués de Almazán iure uxoris, el marquesado fue creado en 1575 por Felipe II de España.
En 1975 comenzó su carrera profesional de empresario en el ámbito del desarrollo comercial. Su carrera le dio la oportunidad de viajar por el mundo, desde el Lejano Oriente a América del Sur y Europa Central. Él y su esposa, Blanche, vivieron en Buenos Aires desde 1979 hasta 1986, donde estableció una empresa de servicios de petróleo que todavía está en funcionamiento actualmente. Don Carlos está actualmente involucrado en el establecimiento de un Museo de la Ciencia y de ocio en Málaga, España, que espera ser el más importante de su tipo en el Mediterráneo.
El año 2008 en la asamblea general de la Orden, Don Carlos fue elegido como Gran maestre de la Orden de San Lázaro de Jerusalén; aunque él ya era el Gran maestre de la lengua maltesa, sucedió como gran maestre de la Orden unida desde los duques de Sevilla (de la lengua de Malta) y de Brissac (de la lengua de Paris).3​ Y prestó juramento solemne frente a otros caballeros y damas de la Orden en la catedral de Mánchester en Inglaterra.
(fonte: https://es.wikipedia.org/wiki/Carlos_Gereda_y_de_Borb%C3%B3n)

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