giovedì 27 luglio 2017

Gli assegni dei politici e degli eredi... e i figli degli ex statali possono morire di fame...grazie repubblica!


Da Il Giornale del 27\7\17
http://www.ilgiornale.it/news/politica/vedovi-ereditieri-miracolati-assegni-pazzi-dei-politici-1425168.html



Vedovi, ereditieri, miracolati Gli assegni pazzi dei politici
Chi ha fatto una settimana in Parlamento, chi neanche una seduta d'Aula. Ecco i più bizzarri tra i 2.600 vitalizi


Lodovica Bulian - Gio, 27/07/2017 - 08:01

L'ultima volta che qualcuno gli ha chiesto conto degli oltre duemila euro di vitalizio che percepisce per aver fatto una settimana in Parlamento, l'ex radicale Angelo Pezzana è stato colto da un raptus d'ira e ha preso a spintoni il povero inviato delle Iene.
 
«Basta, che dovevo dire di no quando tutti dicevano di si?». L'ex collega Piero Craveri, il nipote di Benedetto Croce che in Senato non ha registrato nemmeno una presenza quando ci è entrato nel 1987, si è limitato a un «ma è la legge, vergognatevi voi», quando è stato punto da la Zanzara su quell'assegno che gli ha permesso di incassare finora oltre 500mila euro. Comunque briciole, se si pensa che quando il radicale varcava, si fa per dire, Palazzo Madama, Claudia Colombo aveva appena 15 anni ma oggi, che ne ha 41, è già titolare di un vitalizio da 5.100 euro. Guai a chiamarla però baby pensionata, semmai il copyright ufficialmente sdoganato è «miss vitalizio»: la sua carriera è iniziata da giovanissima, eletta 21enne per la prima volta in consiglio regionale della Sardegna e nel 2009 ne era già presidente, fino al 2014.

Sono solo alcuni dei privilegi e paradossi, viventi o ereditati, che spuntano nel calderone da 2.600 vitalizi che Camera e Senato elargiscono agli ex parlamentari insieme ai 3.538 assegni erogati dalle Regioni ai loro vecchi inquilini. Per tutte, autonome e non che siano, di speciale c'è un trattamento previdenziale per ex consiglieri e famiglie che costa complessivamente 150 milioni all'anno e nonostante le abrogazioni approvate nelle attuali legislature sull'onda dell'indignazione, la tagliola della retroattività ha risparmiato 1.600 pensionati.

Il record di assegni è della Sardegna, che nel 2015 ne ha erogati 236 diretti, eppure la sua unica sforbiciata è stata rinunciare all'adeguamento dei vitalizi all'Istat. La Sicilia, che ha festeggiato a maggio i settant'anni dalla prima Assemblea regionale ogni mese fa i conti con 307 assegni da firmare a ex deputati e loro eredi, per un totale di 17 milioni di euro l'anno. Qui, al settantenne Salvatore Caltagirone sono bastati soli tre mesi e cinque presenze nel parlamentino per percepire oggi tremila euro al mese, e ogni volta è costretto a precisare che «comunque sono 2mila netti». Sono passati 40 anni invece dalla morte del padre Natale, messinese che nel 1947 si candidò col Partito Monarchico, ma da allora la figlia Anna Maria Cacciola percepisce per i 4 anni in Parlamento del babbo un vitalizio da oltre duemila euro al mese. Non esattamente un caso limite, visto che con lei sono 117 gli onorevoli eredi per cui l'isola autonoma sborsa 557mila euro al mese per gli assegni di reversibilità. Tra cui spicca quello di Anna Manasseri, vedova di Vincenzo Leanza: 9.200 al mese da 14 anni, ha rivelato Repubblica. Ma da Nord a Sud, nel grande buco nero per le casse dello Stato da ascrivere alla voce reversibilità dei politici, ci sono i parenti di 1.076 ex parlamentari, quelli di 61 ex consiglieri regionali lombardi, di 49 pugliesi, di 42 ex consiglieri toscani, di 30 del Molise, di 41 ex consiglieri dell'Abruzzo, di 25 ex consiglieri della Valle d'Aosta, di 57 ex consiglieri della Campania, di 21 ex consiglieri della Basilicata. Proprio nella «povera Basilicata», dove un giovane lucano su due è disoccupato, lo stesso consiglio regionale che ha abolito i vitalizi, ora consentirà agli ex colleghi di compensare in 90 giorni i contributi necessari per intascare a 65 anni 1.750 euro al mese. Non si parli di blitz: la maggioranza Pd ha precisato che «tutto legittimo, anzi è una norma più stringente».

Quando un solo assegno non basta, accade anche che le reversibilità si sdoppino. Come per l'ottantenne Giampiero Svevo finito suo malgrado tra i Vampiri del libro di Mario Giordano, visto che da 7 anni incassa le due pensioni della moglie Maria Paola Colombo, che fu senatrice per tre legislature e consigliere regionale: «Una carriera brillante, dalla quale sono scaturiti i due vitalizi, che dopo la sua morte sono diventati, per l'appunto, due vitalizi con reversibilità a vantaggio del signor Giampiero». Emolumenti e cariche elettive si sommano nel conto in banca anche di «rottamati» dall'era renziana come Vladimiro Crisafulli, a cui il Pd ha impedito la candidatura nelle liste nel 2013: si consola con l'assegno dell'Ars da 6mila, a cui aggiunge quello del Senato da 2.698 euro.


Nostro commento sulla reversibilità: la classe politica italiana a livello regionale provinciale e nazionale è una casta, nel senso più spregevole del termine, ove chi non entra è considerato un pària.   Esempio lampante: chi ha lavorato per quarant'anni nelle amministrazioni pubbliche dello Stato, non ha il diritto (garantito invece a parlamentari nazionali e regionali) di trasferire la reversibilità o una parte di essa, ai figli, se senza reddito: può accadere solo se questi ultimi sono... invalidi al cento per cento! E' la legge? La stessa legge che permette ai figli, validissimi di corpo e mente, degli ex parlamentari di incassarla, la reversibilità!  Cioè la massa di ex impiegati statali non possono se i figli sono disoccupati o in difficoltà, lasciare loro nulla... ma i parlamentari possono invece per i loro figli!   I figli degli impiegati statali oggi pensionati, che coi loro contributi reggono la Patria, possono morire di fame, i figli dei politicanti ingrassano. Ma non durerà per sempre.
Grazie INPDAP ora INPS, grazie Stato e Regioni... Grazie repubblica!!!  Meglio, molto meglio la Monarchia...

giovedì 13 luglio 2017

Ricordo di Denis Mack Smith, uno storico inglese per l'Italia



                                Ricordo di Denis Mack Smith, uno storico  inglese per l'Italia

Se la storiografia otto-novecentesca italiana ha avuto uno "scienziato" che dall'alto del suo focale inglese l'ha veduta con obiettività e simpatia, questi è stato il professor Denis Mack Smith, morto martedì 11 luglio alla bella età di 97 anni. Dai suoi libri abbiamo appreso, per dirla con Marc Bloch, il "mestiere di storico", che non è necessariamente la conquista della cattedra universitaria -anzi sovente, tranne laudevolissime eccezioni, è la morte della ricerca- , bensì l'indagine onde comprendere fatti e avvenimenti.  Era Mack Smith, della generazione di coloro che ci furono Maestri in codesto campo: amico e sodale, nella comune visione di una Europa laica e sociale, scevra da influenze clericali, del chiarissimo professor Giuseppe Giarrizzo, che lo ha preceduto verso l'Eterno a novembre 2015, quasi nonagenario pure lui.   Costoro hanno appreso dai Maestri dell'anteguerra, che da noi furono Gentile e Croce, a discernere il grano dal loglio. Non che i "vecchi" sempre focalizzassero  tutto: Croce ad esempio fu finissimo storico ma mediocre studioso di letteratura.   Pur non di meno, trasmisero ai Mack Smith ed ai Giarrizzo, quelle perle di saggezza, quell'eloquio affascinante, quella retorica necessaria per certe tematiche, oggi frànte.  Non ci pare abbiano molti allievi sul campo.
Di Mack Smith la pubblicistica ricorda l'amore per Giuseppe Garibaldi, su cui scrisse una concisa ma bella biografia, ancora insuperata: fu in effetti, il manifesto di un Eroe che non è solo italiano, ma mondiale, un puro, anche se circondato da impuri, per semplificare. Denis Mack Smith fu altresì attento storiografo di Casa Savoia, della quale lesse i pregi e difetti: da monarchico inglese magari deluso, entro una certa visione laicale ma sacrale della Corona.   Così le polemiche con la monumentale storiografia di Renzo De Felice su Mussolini, possono ora essere lette con maggiore obiettività: qualità, quella di riconoscere i propri eccessi, che al Mack Smith non mancava. Aveva il dono di farsi capire dalle masse, qualità che difetta parecchio alla storiografia italiana accademica (che anzi...):  ciò molto dice.
Scrisse anche una fondamentale storia della Sicilia medievale e moderna, per cui attinse alle informazioni dell'amico e collega Giarrizzo: alcune parti di essa furono contestate, perché il professore britannico era incisivo in certi  giudizi lapidari. Però nessuno gli può disconoscere l'acribia scientifica e l'acume analitico. Del resto, sempre in riferimento alla Sicilia, se rileggiamo la storia del Vespro siciliano scritta dall'illustre Michele Amari, nell'esiglio parigino a cui lo costrinse la tirannide borbonica, ci appassioniamo alle storie patrie risorgimentali vedute nella filiera dugentesca: e però, per capire i meccanismi che portarono al mòto panormitano del marzo 1282, è essenziale l'opera, novecentesca, di altro inglese, Stephen Runciman, che svela arcani e segreti non voluti vedere dall'Amari.  Che dunque, dobbiamo aver bisogno dell'occhio onniveggente dello storico di Albion, per capire chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo? Forse sì, mettendo un po' da canto il pur giustissimo e necessario nazionalismo.  Questo dobbiamo, da allievi (anche se non ébbimo la ventura di incontrarlo di persona ma de relato), allo scomparso professore Denis Mack Smith. Dai suoi libri continueremo ad apprendere "come l'uom s'eterna" e magari, ove egli, il Maestro Giarrizzo ed altri, ora dimorano, ci si guarderà con compiacente sorriso. O almeno, è ciò che teisticamente e tradizionalmente ci si augura.
                                                                                                                                FGio

domenica 2 luglio 2017

Cavalleria negata...


Riceviamo e pubblichiamo:


PARTITO DELLA
Alternativa Monarchica


LETTERA APERTA


Oggetto: Cavalleria negata
29/06/2017

Nell’epoca “moderna” in cui viviamo, dove la desertificazione ideologica ha visto personaggi come Hitler, Stalin e Pol Pot tentare di livellare l’umanità a seconda dei loro meschini standard, e in un Paese dove si vorrebbe imporre una deforestazione intellettuale per decreto, al fine lasciare vivi solo gl’ulivi, non c’è forse da stupirsi troppo quando questi concetti invadono anche il mondo monarchico… Vladimir Volkoff ebbe a descrivere la Monarchia come una scacchiera, dove ogni pezzo ha una sua funzione e dove prevale il colore in contrasto con la piattezza repubblicana che era da lui paragonata al gioco della dama, dove tutti i pezzi sono uguali… Bene! Oggi ci sono monarchici che nell’artificiale mondo elettronico del web, giocano al quotidiano massacro verso quelli che loro considerano “falsi principi”, “falsi nobili o cavalieri” ecc. e per fare il proprio gioco, li vorrebbero livellare a degli standard burocratici fatti di regole, leggi e leggine, spesso e volentieri con ampia superficialità di giudizio, cioè giudicando dall’aspetto che detti Principi hanno nelle foto… Cioè giudicano senza aver minimamente conoscenza reale del diritto di costoro. Io non metto in dubbio che possano esistere dei “falsi” o dei “criminosi” (e di questo si deve occupare la Magistratura e non i monarchici) ma per quelli che non lo sono e che semplicemente non corrispondono ai canoni che alcuni vorrebbero imporre, a prescindere che in genere questi individui non fanno del male a nessuno e che anzi a modo loro contribuiscono a mantenere vive le tradizioni cavalleresche, c’è da tener ben presente che un Principe, per vero o falso che sia, nel mondo della tradizione, può essere solamente giudicato dai suoi Pari. Questi livellatori ideologici di ciò che riguarda la sfera nobiliare o cavalleresca, sono sostenitori di Vittorio Emanuele IV ma usano gli stessi metodi degli “aostani” che pare abbiano fatto scuola nei loro confronti… addirittura poi sono giunti a negare la trasmissione nobiliare per via femminile, relegandola alle sole famiglie siciliane, dimenticandosi non solo dei sardi, per esempio, ma di tradizioni che non solo corrono per tutta la Penisola italica ma che…. Per farla breve, chiediamo al Principe Carlo di Galles cosa ne pensa lui? Grazie al diritto di sua madre o di suo padre lui sarà il prossimo Re d’Inghilterra e di un’altra trentina di Regni, Stati ecc.? Purtroppo questi superficiali personaggi snob, invece di plaudere al fiorire in repubblica degli ideali cavallereschi e di occuparsi della demolizione del nemico numero uno: la corrottissima classe politica della repubblica italiana, generatrice di corruzione, decadimento economico e morale, di sostanziale distruzione della Nazione e dei valori base stessi su cui si fonda la nostra Patria, passano il proprio tempo a creare altri modi per generare insicurezza tra i monarchici e i tradizionalisti e soprattutto a dividere ulteriormente il nostro mondo, già spaccato da decenni da inutili e estremamente logoranti diatribe interne! La Monarchia è cosa viva e ogni nuovo ordine cavalleresco è una spada in più al servizio della tradizione ed è a questo che dobbiamo principalmente guardare, ricordandoci sempre che comunque gli unici veri cavalieri erano quei Guerrieri dal Sangue Blu che, armati di asce, spade e lance, difendevano una Nazione; Gli ordini cavallereschi moderni, sostanzialmente tutti a pagamento, sebbene si ispirino ai primi, non sono neanche l’ombra della Cavalleria Medioevale su cui si fondano gli ideali della Civiltà Europea. Gl’ideali della cavalleria sono nell’animo dei Giusti, non nelle medaglie, a prescindere da chi le conferisce e al massimo queste devono essere viste come parte di un processo simbolico, atto a mantenere viva la nostra tradizione europea che ribadisco si fonda sulla Cavalleria Medioevale e quindi chi vorrebbe arrogare questo diritto a pochi e negare il proliferare di nuovi ordini cavallereschi, nega i valori su cui si basa la nostra Civiltà Europea e Occidentale.

Matteo Cornelius Sullivan
Reggente del Partito della Alternativa Monarchica