mercoledì 16 dicembre 2015

Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile



                   Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile

Il Commendatore, come lo chiamavamo all'epoca, o "il Venerabile" (dalla carica di MV della Loggia massonica Propaganda 2 da lui ricoperta), se ne è andato quasi centenario, a 96 anni, il 15 dicembre di fine 2015.  "Molte sciocchezze e menzogne sono state scritte su di me, perchè nessuno conosce la verità", questa frase del Conte Alessandro di Cagliostro ben si attaglia al Conte Gelli (titolo concessogli motu proprio da Sua Maestà Umberto II Re d'Italia, senza predicato; era pure Commendatore dell'Ordine del Santo Sepolcro, per volontà del Beato Papa Paolo VI).  I giornalisti dovrebbero avere a cuore non i pregiudizi bensì la verità, perlomeno quella giudiziaria. E non ci risulta che dalle cronache necrologiche che lo hanno ricordato in queste ore, sia rammentato il fatto che l'intiera associazione massonica nota come Loggia P2 sia stata assolta  del tutto, "per non avere cospirato contro lo Stato", con sentenze della Corte di Appello e della Cassazione, nel 1996.  Eppure bastava cercare sulla rete gli articoli all'epoca apparsi, su Repubblica, qui

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html
e qui
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/22/gelli-la-p2-capitolo-chiuso.html

Questo dimostra che quindici anni di indagine della commissione parlamentare Anselmi, e miliardi di lire dell'epoca, andarono sprecati. Perché il cittadino deve credere alle sentenze passate in giudicato, non al fumus persecutionis. E se Licio Gelli ha commesso dei reati personalmente, non così la Loggia P2 (che per inciso esistette molto prima di lui, fu una creazione della politica lemmiana del XIX secolo all'interno del GOI).  Ma la favola che la P2 fu eversiva (non vi credette Montanelli, non vi credette il parlamentare radicale Teodori, nè altri cercatori del vero), sebbene scancellata dalle sentenze, persiste nell'immaginario dei complottisti. Favola, appunto. Ma per taluni è confortante credere nelle favole...
A Gelli,  frammassone e cattolico, l'Italia deve un riconoscimento incontrovertibile: se negli anni Settanta non si cadde nel delirio del governo comunista, è anche merito suo.  Egli fu un vero campione dell'anticomunismo: e questo non gli è stato mai perdonato.    Lui era ed è morto fascista, monarchico, cattolico, e naturalmente massone (poiché l'iniziazione è irreversibile, come il sacerdozio del resto).    Noi lo conoscemmo e stimammo come uomo di cultura, dato che  -ed è bello dirlo ora-  fu un finissimo poeta, addirittura candidato al premio Nobel, nonché scrittore fecondo vincitore di diversi premi letterari. Scrisse per la nostra rivista "La Fenice", negli anni '90, poesie e racconti. Tra i libri pubblicati, citiamo "La verità", "Fuoco.." (sulla guerra di Spagna, ove morì il fratello), "Il ritorno di Gesù" (romanzo: se Gesù tornasse oggi cosa farebbe?), "L'albero delle poesie", "Come arrivare al successo", ecc.  La sua vena poetica fu molto ispirata dalla prima moglie Wanda e dalla figlia Maria Grazia, morta tragicamente in un incidente.
 Sulla sua figura per decenni ancora si favoleggerà, ma codesto aspetto dell'Uomo è certo importante: noi siamo anche quel che scriviamo, seppure col dito sulla sabbia.  
Ora che egli è al cospetto dell'Essere Supremo, la Morte non è più, perché tutto è Luce.
Lo ricordiamo trascrivendo una sua poesia, che ci inviò e come altre pubblicammo sul periodico indipendente La Fenice (a. VII n. 12, primavera-estate 1997):

                               Leggenda dei pescatori di perle, di Licio Gelli
Verranno e mi chiederanno di te: cosa risponderò?
"Digli che i nostri cervi rinasceranno
e l'erba riempirà di nuovo i nostri parchi, 
le sponde del ruscello si coloreranno di fiori
e ogni domenica mattina
le porterò un giglio bianco,
per ricordare questo giorno".
Ma se loro non capiranno, non vorranno ascoltare?
"Digli che un giorno io sono salito lassù, alle rovine
della montagna. Rimasi nel deserto molti anni.
Poi una notte volò una colomba e mi disse:
"Sapevo che dovevo starti accanto
per poter sognarmi bambina.
Allora le nostre mani divennero di perla
e s'intrecciarono, scegliendo nuovi orizzonti".
Ma se loro...
"Lo so, loro vogliono toccare. Digli che le nostre ali
sono bianche come un pastello senza ritorno
e le sfere del vento non hanno padroni, 
ma solo echi di mare nelle mattine colorate
che hanno il profumo dei peschi...
Sono l'immensa forza di un silenzio,
quando la prima briciola di pietra
entra nello spazio. E avrà una voce".

                                                                                                                  F.Gio


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