giovedì 31 dicembre 2015

Festa in bicicletta per i 65 anni di regno del Sovrano di Thailandia: una concezione monarchica bella e commendevole





            Festa in bicicletta per i 65 anni di regno del Sovrano di Thailandia: una concezione monarchica bella e commendevole

Il 9 giugno 1946, mentre in Italia, a Roma, si apprestava a riunirsi (accadde il 10) la Suprema Corte per comunicare i risultati del referendum monarchia-repubblica del 2 giugno (ma non per proclamare la vittoria repubblicana, cosa che non avvenne mai: allora avevamo una magistratura indipendente!), e pochi giorni dopo Sua Maestà Umberto II lasciava la Patria per evitare la guerra civile (egli che poteva ben cassàre il falso referendum e indirne uno nuovo...), verso quell'ingiusto esilio che non è terminato con la sua morte nel marzo 1983, (poiché le spoglie mortali del Sovrano, come di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, devono tornare al Pantheon prima o poi), ascendeva al trono in Thailandia il Re Rama IX, noto anche come Bhumibol Adulyadej. Oggi questo illustre signore ha 88 anni ed in Thailandia è considerato il vero, unico padre della patria, con una venerazione immensa e sconfinata, che per noi occidentali -e italiani in particolare- è difficilmente comprensibile, nella psicologia collettiva, ma appare deliziosa nell'osservarla da lùnge, essendo la nazione asiatica fisicamente molto lontana.
Fa piacere registrare che il 65° anniversario dell'ascesa al trono è stato festeggiato, l'undici dicembre 2015, con un partecipatissimo evento ciclistico, di cui dà notizia il Corriere della Sera del 15 dicembre : "Quasi 100mila persone solo a Bangkok e 450mila in tutte le 77 provincie thailandesi — oltre che 8mila thai residenti all’estero — si sono iscritti all’iniziativa «Bike for Dad» che si è tenuta l'11 dicembre in occasione dell’88esimo compleanno di re Bhumibol (che cade il 5 dicembre), considerato padre di tutti i cittadini. I partecipanti hanno compiuto in bicicletta un tragitto di 29 chilometri, in un lungo corteo che a Bangkok sarà guidato dal principe (ed erede al trono) Maha Vajiralongkorn e che toccherà tutti i principali edifici religiosi e politici della capitale  ... Per garantire la sicurezza dell’evento, la polizia ha assegnato 30mila agenti per la sola Bangkok, a cui si aggiungeranno altri 1000 uomini della polizia reale. Ad ogni partecipante sarà consegnata una maglietta, un braccialetto e una spilletta con scritta: «Vorrei che tutti fossero felici, che nessuno avesse problemi. Per favore ricordati che valorizzare e ammirare la gratitudine di nostro padre è il miglior regalo per lui» ".
Inoltre essendo morta il 26 dicembre la famosa cagnetta del Re, Tongdaeng (Rame), che aveva 17 anni, la Nazione orientale  è in lutto e l'anziano Sovrano è affranto dalla scomparsa dell'animale simbolico e totemico protettivo, per la cui offesa in alcune pagine sul web un tizio sconsiderato rischia carcere duro, considerato che le pene per la lesa maestà in Thailandia sono molto severe, giungendo fino ai 15 anni di carcere. E lì non si scherza, poichè il Re è davvero una persona sacra, come tutto ciò che lo riguarda.
Or chi si intenda di simbolismi e abbia un minimo di esperienza o di visione della regalità monarchica nei millenni, non ha meraviglia di tali affettuose devozioni popolari dell'Oriente verso i Sovrani: persino la Cina, nell'errore dell'abbattimento dell'ultimo Imperatore nel 1912, ha voluto con la feroce dittatura comunista, scimmiottare l'immenso prestigio che il Figlio del Cielo della Città Proibita di Pekino aveva per il numerosissimo e devoto popolo (Mao Tse Tung non si comportava forse come monarca, seppure tirannico e spietato?).  Noi che fùmmo una monarchia costituzionale, ma che per storia italica (e il Regnum Italiae storicamente nasce con Ruggero II il Normanno in Sicilia nel 1130) sappiamo che il Sovrano misticamente, e magicamente, è al di sopra di tutto e tutti (perciò i Normanni Conti e poi Re di Sicilia e d'Italia, nel XII secolo, ottennero dal Papa l'Apostolica Legazia, perchè essi dovevano nominare e consacrare i vescovi, non il Pontefice; lo stesso avveniva nella Francia monarchica fino al XVIII secolo), possiamo quindi compiacerci che in Thailandia vi sia una monarchia ed un Re tanto amati e venerati dalla popolazione. Ciò è frutto della storia e della religione, buddhistica, di quel popolo, ma anche della Tradizione e del rispetto che il potente Occidente ha voluto serbare verso tali venerande istituzioni; come lo stesso Giappone, ove pur nella sconfitta del 1945, che fu terribile, gli Stati Uniti non vollero toccare la sacrale figura del Mikado.
Che poi la festa del Re Bhumibol sia stata celebrata da una grande corsa ciclistica, a noi velocipedisti della vecchia Bianchi (Edoardo Bianchi fu colui che insegnò ad andare in bici alla Regina Margherita, e lo stemma Bianchi porta ancora orgogliosamente l'aquila reale di Savoja...) non può che render felici, come per tutti i monarchici, e son tanti, sparsi in Patria e nel mondo. Perchè non organizzare una corsa velocipedistica "Savoja" anche da noi? Sì, in questa vecchia Italia stremata ma non dòma, Italia a crescita zero da qualche anno ma laddove necesse est diffondere ed espandere l'Idea monarchica e della grandezza del nostro passato, che è sempre presente...
Nel 2016, come ha detto il Presidente Mattarella nel suo messaggio di fine anno, si celebrano i 70 anni della repubblica: la rispettiamo -magari da monarchici le vogliamo anche un po' di bene, come se ne può volere ad una signora anziana e rimbambita che frequentiamo da sempre-, è il nostro Stato, rappresentato da una persona onesta e perbene: ma nella verità storica e dialettica democratica bisogna anche narrare come nacque, e sotto quale (infausta, luetica) stella.  Che il 2016 ci dia fiducia, non ci abbandoni mai la Luce divina, e che i nostri cari Sovrani tornino finalmente, parce sepulto, nel sacrario del Pantheon!
                                                                                                        F.Gio

mercoledì 16 dicembre 2015

Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile



                   Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile

Il Commendatore, come lo chiamavamo all'epoca, o "il Venerabile" (dalla carica di MV della Loggia massonica Propaganda 2 da lui ricoperta), se ne è andato quasi centenario, a 96 anni, il 15 dicembre di fine 2015.  "Molte sciocchezze e menzogne sono state scritte su di me, perchè nessuno conosce la verità", questa frase del Conte Alessandro di Cagliostro ben si attaglia al Conte Gelli (titolo concessogli motu proprio da Sua Maestà Umberto II Re d'Italia, senza predicato; era pure Commendatore dell'Ordine del Santo Sepolcro, per volontà del Beato Papa Paolo VI).  I giornalisti dovrebbero avere a cuore non i pregiudizi bensì la verità, perlomeno quella giudiziaria. E non ci risulta che dalle cronache necrologiche che lo hanno ricordato in queste ore, sia rammentato il fatto che l'intiera associazione massonica nota come Loggia P2 sia stata assolta  del tutto, "per non avere cospirato contro lo Stato", con sentenze della Corte di Appello e della Cassazione, nel 1996.  Eppure bastava cercare sulla rete gli articoli all'epoca apparsi, su Repubblica, qui

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html
e qui
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/22/gelli-la-p2-capitolo-chiuso.html

Questo dimostra che quindici anni di indagine della commissione parlamentare Anselmi, e miliardi di lire dell'epoca, andarono sprecati. Perché il cittadino deve credere alle sentenze passate in giudicato, non al fumus persecutionis. E se Licio Gelli ha commesso dei reati personalmente, non così la Loggia P2 (che per inciso esistette molto prima di lui, fu una creazione della politica lemmiana del XIX secolo all'interno del GOI).  Ma la favola che la P2 fu eversiva (non vi credette Montanelli, non vi credette il parlamentare radicale Teodori, nè altri cercatori del vero), sebbene scancellata dalle sentenze, persiste nell'immaginario dei complottisti. Favola, appunto. Ma per taluni è confortante credere nelle favole...
A Gelli,  frammassone e cattolico, l'Italia deve un riconoscimento incontrovertibile: se negli anni Settanta non si cadde nel delirio del governo comunista, è anche merito suo.  Egli fu un vero campione dell'anticomunismo: e questo non gli è stato mai perdonato.    Lui era ed è morto fascista, monarchico, cattolico, e naturalmente massone (poiché l'iniziazione è irreversibile, come il sacerdozio del resto).    Noi lo conoscemmo e stimammo come uomo di cultura, dato che  -ed è bello dirlo ora-  fu un finissimo poeta, addirittura candidato al premio Nobel, nonché scrittore fecondo vincitore di diversi premi letterari. Scrisse per la nostra rivista "La Fenice", negli anni '90, poesie e racconti. Tra i libri pubblicati, citiamo "La verità", "Fuoco.." (sulla guerra di Spagna, ove morì il fratello), "Il ritorno di Gesù" (romanzo: se Gesù tornasse oggi cosa farebbe?), "L'albero delle poesie", "Come arrivare al successo", ecc.  La sua vena poetica fu molto ispirata dalla prima moglie Wanda e dalla figlia Maria Grazia, morta tragicamente in un incidente.
 Sulla sua figura per decenni ancora si favoleggerà, ma codesto aspetto dell'Uomo è certo importante: noi siamo anche quel che scriviamo, seppure col dito sulla sabbia.  
Ora che egli è al cospetto dell'Essere Supremo, la Morte non è più, perché tutto è Luce.
Lo ricordiamo trascrivendo una sua poesia, che ci inviò e come altre pubblicammo sul periodico indipendente La Fenice (a. VII n. 12, primavera-estate 1997):

                               Leggenda dei pescatori di perle, di Licio Gelli
Verranno e mi chiederanno di te: cosa risponderò?
"Digli che i nostri cervi rinasceranno
e l'erba riempirà di nuovo i nostri parchi, 
le sponde del ruscello si coloreranno di fiori
e ogni domenica mattina
le porterò un giglio bianco,
per ricordare questo giorno".
Ma se loro non capiranno, non vorranno ascoltare?
"Digli che un giorno io sono salito lassù, alle rovine
della montagna. Rimasi nel deserto molti anni.
Poi una notte volò una colomba e mi disse:
"Sapevo che dovevo starti accanto
per poter sognarmi bambina.
Allora le nostre mani divennero di perla
e s'intrecciarono, scegliendo nuovi orizzonti".
Ma se loro...
"Lo so, loro vogliono toccare. Digli che le nostre ali
sono bianche come un pastello senza ritorno
e le sfere del vento non hanno padroni, 
ma solo echi di mare nelle mattine colorate
che hanno il profumo dei peschi...
Sono l'immensa forza di un silenzio,
quando la prima briciola di pietra
entra nello spazio. E avrà una voce".

                                                                                                                  F.Gio