giovedì 31 dicembre 2015

Festa in bicicletta per i 65 anni di regno del Sovrano di Thailandia: una concezione monarchica bella e commendevole





            Festa in bicicletta per i 65 anni di regno del Sovrano di Thailandia: una concezione monarchica bella e commendevole

Il 9 giugno 1946, mentre in Italia, a Roma, si apprestava a riunirsi (accadde il 10) la Suprema Corte per comunicare i risultati del referendum monarchia-repubblica del 2 giugno (ma non per proclamare la vittoria repubblicana, cosa che non avvenne mai: allora avevamo una magistratura indipendente!), e pochi giorni dopo Sua Maestà Umberto II lasciava la Patria per evitare la guerra civile (egli che poteva ben cassàre il falso referendum e indirne uno nuovo...), verso quell'ingiusto esilio che non è terminato con la sua morte nel marzo 1983, (poiché le spoglie mortali del Sovrano, come di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, devono tornare al Pantheon prima o poi), ascendeva al trono in Thailandia il Re Rama IX, noto anche come Bhumibol Adulyadej. Oggi questo illustre signore ha 88 anni ed in Thailandia è considerato il vero, unico padre della patria, con una venerazione immensa e sconfinata, che per noi occidentali -e italiani in particolare- è difficilmente comprensibile, nella psicologia collettiva, ma appare deliziosa nell'osservarla da lùnge, essendo la nazione asiatica fisicamente molto lontana.
Fa piacere registrare che il 65° anniversario dell'ascesa al trono è stato festeggiato, l'undici dicembre 2015, con un partecipatissimo evento ciclistico, di cui dà notizia il Corriere della Sera del 15 dicembre : "Quasi 100mila persone solo a Bangkok e 450mila in tutte le 77 provincie thailandesi — oltre che 8mila thai residenti all’estero — si sono iscritti all’iniziativa «Bike for Dad» che si è tenuta l'11 dicembre in occasione dell’88esimo compleanno di re Bhumibol (che cade il 5 dicembre), considerato padre di tutti i cittadini. I partecipanti hanno compiuto in bicicletta un tragitto di 29 chilometri, in un lungo corteo che a Bangkok sarà guidato dal principe (ed erede al trono) Maha Vajiralongkorn e che toccherà tutti i principali edifici religiosi e politici della capitale  ... Per garantire la sicurezza dell’evento, la polizia ha assegnato 30mila agenti per la sola Bangkok, a cui si aggiungeranno altri 1000 uomini della polizia reale. Ad ogni partecipante sarà consegnata una maglietta, un braccialetto e una spilletta con scritta: «Vorrei che tutti fossero felici, che nessuno avesse problemi. Per favore ricordati che valorizzare e ammirare la gratitudine di nostro padre è il miglior regalo per lui» ".
Inoltre essendo morta il 26 dicembre la famosa cagnetta del Re, Tongdaeng (Rame), che aveva 17 anni, la Nazione orientale  è in lutto e l'anziano Sovrano è affranto dalla scomparsa dell'animale simbolico e totemico protettivo, per la cui offesa in alcune pagine sul web un tizio sconsiderato rischia carcere duro, considerato che le pene per la lesa maestà in Thailandia sono molto severe, giungendo fino ai 15 anni di carcere. E lì non si scherza, poichè il Re è davvero una persona sacra, come tutto ciò che lo riguarda.
Or chi si intenda di simbolismi e abbia un minimo di esperienza o di visione della regalità monarchica nei millenni, non ha meraviglia di tali affettuose devozioni popolari dell'Oriente verso i Sovrani: persino la Cina, nell'errore dell'abbattimento dell'ultimo Imperatore nel 1912, ha voluto con la feroce dittatura comunista, scimmiottare l'immenso prestigio che il Figlio del Cielo della Città Proibita di Pekino aveva per il numerosissimo e devoto popolo (Mao Tse Tung non si comportava forse come monarca, seppure tirannico e spietato?).  Noi che fùmmo una monarchia costituzionale, ma che per storia italica (e il Regnum Italiae storicamente nasce con Ruggero II il Normanno in Sicilia nel 1130) sappiamo che il Sovrano misticamente, e magicamente, è al di sopra di tutto e tutti (perciò i Normanni Conti e poi Re di Sicilia e d'Italia, nel XII secolo, ottennero dal Papa l'Apostolica Legazia, perchè essi dovevano nominare e consacrare i vescovi, non il Pontefice; lo stesso avveniva nella Francia monarchica fino al XVIII secolo), possiamo quindi compiacerci che in Thailandia vi sia una monarchia ed un Re tanto amati e venerati dalla popolazione. Ciò è frutto della storia e della religione, buddhistica, di quel popolo, ma anche della Tradizione e del rispetto che il potente Occidente ha voluto serbare verso tali venerande istituzioni; come lo stesso Giappone, ove pur nella sconfitta del 1945, che fu terribile, gli Stati Uniti non vollero toccare la sacrale figura del Mikado.
Che poi la festa del Re Bhumibol sia stata celebrata da una grande corsa ciclistica, a noi velocipedisti della vecchia Bianchi (Edoardo Bianchi fu colui che insegnò ad andare in bici alla Regina Margherita, e lo stemma Bianchi porta ancora orgogliosamente l'aquila reale di Savoja...) non può che render felici, come per tutti i monarchici, e son tanti, sparsi in Patria e nel mondo. Perchè non organizzare una corsa velocipedistica "Savoja" anche da noi? Sì, in questa vecchia Italia stremata ma non dòma, Italia a crescita zero da qualche anno ma laddove necesse est diffondere ed espandere l'Idea monarchica e della grandezza del nostro passato, che è sempre presente...
Nel 2016, come ha detto il Presidente Mattarella nel suo messaggio di fine anno, si celebrano i 70 anni della repubblica: la rispettiamo -magari da monarchici le vogliamo anche un po' di bene, come se ne può volere ad una signora anziana e rimbambita che frequentiamo da sempre-, è il nostro Stato, rappresentato da una persona onesta e perbene: ma nella verità storica e dialettica democratica bisogna anche narrare come nacque, e sotto quale (infausta, luetica) stella.  Che il 2016 ci dia fiducia, non ci abbandoni mai la Luce divina, e che i nostri cari Sovrani tornino finalmente, parce sepulto, nel sacrario del Pantheon!
                                                                                                        F.Gio

mercoledì 16 dicembre 2015

Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile



                   Licio Gelli, il Poeta e il Venerabile

Il Commendatore, come lo chiamavamo all'epoca, o "il Venerabile" (dalla carica di MV della Loggia massonica Propaganda 2 da lui ricoperta), se ne è andato quasi centenario, a 96 anni, il 15 dicembre di fine 2015.  "Molte sciocchezze e menzogne sono state scritte su di me, perchè nessuno conosce la verità", questa frase del Conte Alessandro di Cagliostro ben si attaglia al Conte Gelli (titolo concessogli motu proprio da Sua Maestà Umberto II Re d'Italia, senza predicato; era pure Commendatore dell'Ordine del Santo Sepolcro, per volontà del Beato Papa Paolo VI).  I giornalisti dovrebbero avere a cuore non i pregiudizi bensì la verità, perlomeno quella giudiziaria. E non ci risulta che dalle cronache necrologiche che lo hanno ricordato in queste ore, sia rammentato il fatto che l'intiera associazione massonica nota come Loggia P2 sia stata assolta  del tutto, "per non avere cospirato contro lo Stato", con sentenze della Corte di Appello e della Cassazione, nel 1996.  Eppure bastava cercare sulla rete gli articoli all'epoca apparsi, su Repubblica, qui

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/28/la-p2-non-cospiro-contro-lo.html
e qui
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/22/gelli-la-p2-capitolo-chiuso.html

Questo dimostra che quindici anni di indagine della commissione parlamentare Anselmi, e miliardi di lire dell'epoca, andarono sprecati. Perché il cittadino deve credere alle sentenze passate in giudicato, non al fumus persecutionis. E se Licio Gelli ha commesso dei reati personalmente, non così la Loggia P2 (che per inciso esistette molto prima di lui, fu una creazione della politica lemmiana del XIX secolo all'interno del GOI).  Ma la favola che la P2 fu eversiva (non vi credette Montanelli, non vi credette il parlamentare radicale Teodori, nè altri cercatori del vero), sebbene scancellata dalle sentenze, persiste nell'immaginario dei complottisti. Favola, appunto. Ma per taluni è confortante credere nelle favole...
A Gelli,  frammassone e cattolico, l'Italia deve un riconoscimento incontrovertibile: se negli anni Settanta non si cadde nel delirio del governo comunista, è anche merito suo.  Egli fu un vero campione dell'anticomunismo: e questo non gli è stato mai perdonato.    Lui era ed è morto fascista, monarchico, cattolico, e naturalmente massone (poiché l'iniziazione è irreversibile, come il sacerdozio del resto).    Noi lo conoscemmo e stimammo come uomo di cultura, dato che  -ed è bello dirlo ora-  fu un finissimo poeta, addirittura candidato al premio Nobel, nonché scrittore fecondo vincitore di diversi premi letterari. Scrisse per la nostra rivista "La Fenice", negli anni '90, poesie e racconti. Tra i libri pubblicati, citiamo "La verità", "Fuoco.." (sulla guerra di Spagna, ove morì il fratello), "Il ritorno di Gesù" (romanzo: se Gesù tornasse oggi cosa farebbe?), "L'albero delle poesie", "Come arrivare al successo", ecc.  La sua vena poetica fu molto ispirata dalla prima moglie Wanda e dalla figlia Maria Grazia, morta tragicamente in un incidente.
 Sulla sua figura per decenni ancora si favoleggerà, ma codesto aspetto dell'Uomo è certo importante: noi siamo anche quel che scriviamo, seppure col dito sulla sabbia.  
Ora che egli è al cospetto dell'Essere Supremo, la Morte non è più, perché tutto è Luce.
Lo ricordiamo trascrivendo una sua poesia, che ci inviò e come altre pubblicammo sul periodico indipendente La Fenice (a. VII n. 12, primavera-estate 1997):

                               Leggenda dei pescatori di perle, di Licio Gelli
Verranno e mi chiederanno di te: cosa risponderò?
"Digli che i nostri cervi rinasceranno
e l'erba riempirà di nuovo i nostri parchi, 
le sponde del ruscello si coloreranno di fiori
e ogni domenica mattina
le porterò un giglio bianco,
per ricordare questo giorno".
Ma se loro non capiranno, non vorranno ascoltare?
"Digli che un giorno io sono salito lassù, alle rovine
della montagna. Rimasi nel deserto molti anni.
Poi una notte volò una colomba e mi disse:
"Sapevo che dovevo starti accanto
per poter sognarmi bambina.
Allora le nostre mani divennero di perla
e s'intrecciarono, scegliendo nuovi orizzonti".
Ma se loro...
"Lo so, loro vogliono toccare. Digli che le nostre ali
sono bianche come un pastello senza ritorno
e le sfere del vento non hanno padroni, 
ma solo echi di mare nelle mattine colorate
che hanno il profumo dei peschi...
Sono l'immensa forza di un silenzio,
quando la prima briciola di pietra
entra nello spazio. E avrà una voce".

                                                                                                                  F.Gio


lunedì 30 novembre 2015

Le LL.MM. Vittorio Emanuele III ed Elena ricordati a Catania con una S.Messa solenne a San Camillo





        Le LL.MM. Vittorio Emanuele III ed Elena ricordati a Catania con una S.Messa solenne a San Camillo

Una Santa Messa in suffragio delle anime delle loro Maestà Vittorio Emanuele III Re d'Italia ed Elena del Montenegro, Regina della Carità e Rosa d'Oro della Cristianità, è stata celebrata domenica 29 novembre nella chiesa di San Camillo dei Mercedari ai Crociferi, in via Crociferi in pieno centro storico cittadino a Catania, nel cuore di una strada altamente suggestiva per la storia cittadina (basti pensare che a villa Cerami adiacente, sede della facoltà di giurisprudenza, abitava la Principessa Cerami, dama d'onore di S.M. la Regina).  Alla sacra funzione, organizzata dalle Guardie d'onore alle Reali tombe del Pantheon romano delegazione di Catania, officiata dal rettore canonico Gianni Romeo nonché dal vicario episcopale della diocesi catanese Mons. Genchi, hanno preso parte numerosi fedeli e persone legate all'ambiente monarchico, che hanno inteso celebrare la memoria degli augusti sovrani di Casa Savoja i quali -come è stato ricordato nelle intenzioni di preghiera-, morti in esilio dopo aver tanto benemeritato della Patria, dal Re Vittorioso alla Regina che con amorevole cura si prestò personalmente a soccorrere, tra gli altri eventi, i terremotati di Messina nel 1908 come i feriti della grande guerra, attendono il giusto ritorno in Patria con il riposo delle loro mortali spoglie al Pantheon di Roma.
Tra i partecipanti alla Messa, l'onorevole avv.Enzo Trantino, già sottosegretario agli Esteri del governo nazionale e storico esponente della Destra monarchica; l'avvocato Giovanni Vanadia delegato catanese degli Ordini dinastici della Real Casa di Savoja; l'ing. Salvatore Caruso delegato per Catania delle Guardie d'Onore al Pantheon; il dott. Filippo Marotta Rizzo, responsabile regionale di Alleanza Monarchica Stella e Corona; il dott. Testoni Blasco delegato SMOM; il dott. Francesco Giordano, segretario del Circolo dell'Informazione di Catania e componente dell'associazione culturale Akkuaria, che il 4 novembre u.s. ha organizzato e tenuto la conferenza in memoria della prima guerra mondiale, nella sagrestia della chiesa di San Camillo. Il barone Beniamino Sorbera de Corbera, a nome della Commenda dell'Ordine di Nostra Signora della Mercede che ha avuto in gestione il tempio, ha voluto ricordare come sia importante celebrare la memoria dei nostri Re, e valorizzare l'importante chiesa di San Camillo che rappresenta fondamentale riferimento per il mondo cattolico, mariano e monarchico della città etnea.
                                                                                                                          ***

martedì 24 novembre 2015

Due articoli sulla conferenza del 4 novembre riguardante la grande guerra, su La Sicilia e Prospettive


Pubblichiamo due articoli, rispettivamente apparsi sul quotidiano La Sicilia del 19 novembre 2015 e sul settimanale diocesano Prospettive del 22 novembre 2015, relativi alla conferenza sulla grande guerra, tenutasi il 4 del mese corrente nella sacrestia della chiesa di San Camillo dei Mercedari ai Crociferi, via Crociferi Catania. Ringraziamo sentitamente l'affettuoso prof.Antonino Blandini, studioso di storia patria e autore degli interventi, per la fedele cronaca dell'evento, nonché i direttori delle testate, per la cortese disponibilità. 




mercoledì 11 novembre 2015

11 novembre: genetliaco di Sua Maestà il Re d'Italia Vittorio Emanuele III






11 novembre: genetliaco di Sua Maestà il Re d'Italia Vittorio Emanuele III

Vogliamo ricordare il genetliaco del Re Vittorioso, con le parole della celebre lauda del D'Annunzio, di cui riportiamo qualche verso: i poeti han di eccelso il dono d'esser visionari, e come si può leggere con un fremito di tristezza, anche il nostro, nell'accenno all'esilio di Carlo Alberto, vide nel Re venuto "dal Mare" (Vittorio Emanuele seppe dell'assassinio di Re Umberto mentre era in crociera nei mari di Grecia, e solo sbarcato a Messina nell'agosto 1900 fu salutato Re d'Italia) il Destino fatale che lo portava nuovamente suol mare, nel molo di Posillipo, quella mattina del maggio 1946, verso il lontano Egitto. Con lui, andava in esilio una certa idea di Italia che nel nostro piccolo, come tanti altri in tutto il territorio della Patria, cerchiamo di mantenere viva.
Chi infine volesse leggere un saggio sul gran Sovrano, si colleghi a codesta pagina, qui il link:
 http://letterecatinensi.blogspot.it/2009/01/vittorio-emanuele-iii-un-grande-re.html


Al re Giovine (dalle Laudi, libro secondo, Elettra)

Nella gran bandiera
che agitarono i venti marini
a poppa della nave guerriera
tutt'armata di ferro gigante
contra i ferrei destini,
nella gran bandiera
di battaglia e di tempesta
avvolgi il tuo padre esangue,
coprigli la bianca testa,
consacragli il petto forte
con quella croce raggiante,
o tu, della purpurea sorte
erede, che navigavi il Mare,
Giovine, che assunto dalla Morte
fosti re nel Mare!
(...) T'elesse il Destino
all'alta impresa combattuta.
Guai se tu gli manchi!
E' perigliosa l'ora.
Ma tu sai che il periglio
è la cintura pe' fianchi
dell'eroe. Dal sangue vermiglio
fa che nasca un'aurora!
La fortuna d'Italia
prese l'ali sul campo
d'una battaglia perduta.
Ricordati d'un altro padre
partito per un più triste esiglio,
Giovine, che assunto dalla Morte
fosti re nel Mare.
(...) T'elesse il Destino
all'alta impresa audace.
Tendi l'arco, accendi la face
colpisci, illumina, eroe latino!
Venera il lauro, esalta il forte!
Apri alla nostra virtù le porte
dei dominii futuri!
Ché, se il danno e la vergogna duri,
quando l'ora sia venuta,
tra i ribelli vedrai da vicino
anche colui che oggi ti saluta,
o tu che chiamato dalla Morte
venisti dal Mare,
Giovine, che assunto dalla Morte
fosti re nel Mare.

                                                               Gabriele D'Annunzio

sabato 7 novembre 2015

Celebrata a Catania la Vittoria nella grande guerra con una importante conferenza a San Camillo






                 Celebrata a Catania la Vittoria nella grande guerra con una importante conferenza a San Camillo 

Nella splendida cornice della settecentesca sacrestia della chiesa di San Camillo ai Crociferi, ubicata nella scenografica via omonima, chiesa adesso intitolata ai Mercedari che ne gestiscono l'uso, ospiti -mercè la gentile disponibilità del Barone Sorbera de Corbera-  dell'Ordine dedicato a Nostra Signora della Mercede, si è svolto il 4 novembre l'incontro organizzato dall'Associazione Akkuaria, relativo al ciclo "Le giornate della memoria", dedicato appunto alla prima guerra mondiale, di cui il 4 novembre è giornata fatidica, poichè rammenta la Vittoria in quell'immenso conflitto; essendo anche festa delle Forze Armate e dell'Unità nazionale.
Allietata da pubblico folto e altamente qualificato, la serata si è svolta secondo il più perfetto rito della commemorazione dei nostri gloriosi caduti, in nome dell'Italia emanuelina e di quel popolo che pugnò e morì per la Patria: al suono della Marcia Reale, della Leggenda del Piave e del bollettino della Vittoria (riportato dalla voce del Maresciallo Diaz), i convenuti nel rituale attenti, si aprì la serie di interventi, coordinati dal primo relatore, dott.Francesco Giordano, storico e saggista. Egli ha voluto ricordare alcuni nomi di eroi che fecero la storia di quei tre anni di sofferenza e gloria, da Enrico Toti al generale Cascino, l'eroe della "valanga che sale"; dal Grappa al Carso al Piave ove rifulse la grandezza tragica dei semplici fanti, tutto secondo le ferree leggi di guerra dietro le quali, al comando supremo, stava il Re, Vittorio Emanuele III,  che giustamente venne detto Soldato poiché come umile fantaccino calcò le trincee e rimase al fronte per tutta la durata della guerra, incarnando lo spirito autentico della Nazione: a tal proposito egli lesse la poesia "Per il Re" di D'Annunzio. Così come fu precisato che popoli diversissimi per indole e linguaggi, si trovarono in quella tragica circostanza amalgamati e uniti sotto il glorioso tricolore e nella bigia uniforme di soldati,  scrisse altro combattente poi famoso, Ungaretti, ritrovaronsi quale culla avita, mescendo il pane della unità italiana mai sino ad allora raggiunta, che fu commistione di sangue, Luce oltre la tenebra della perduta Parola. Medesimemente egli volle ricordare il sacrifizio di Carlo Delcroix, grande invalido e fondatore dell'Associazione Mutilati, profondamente cristiano e aedo di quel dolore che non fa perdere mai la speranza, perchè essa si disvela come una catarsi cosmica nel desiderio di vivere anche nelle sventure, se vi è Amore.
Vera Ambra, a cui si deve l'idea delle iniziative commemoranti le guerre, ha parlato a nome dell'Associazione Akkuaria e della omonima casa editrice, della antologia di scritti sul primo conflitto, che è stata presentata di recente a cura della omonima casa editrice, e annunciato che il percorso di recupero della memoria continuerà con altro volume di testimonianze sulla seconda guerra.
Infine il noto oratore, già esponente del partito monarchico, avvocato Nello Pogliese, cassazionista, ha affascinato l'uditorio dispiegando la sua analisi in stile tacitiano non solo sul filo della nostalgia per le testimonianze di prima mano avute dai reduci di quel conflitto, ma anche analizzando con metodologia sociologica le cause che dalla triplice alleanza al passaggio all'Intesa, promossero l'intervento italiano e, inevitabilmente, non mancando di far notare la pochezza del momento storico attuale, a fronte della importanza della Patria italica nella politica estera, specie negli anni tra le due guerre. Egli infine precisò che seppure nostri nemici, gli austro-tedeschi ebbero le loro ragioni per entrare in guerra, e si avventurò nella ricerca delle cause del disastro di Caporetto, cui seguì la gloriosa avanzata del 1918 con la vittoria a Trento e Trieste.
La serata riescì infine a riportare l'attenzione ed i cuori verso un periodo storico solo apparentemente distante, le cui conseguenze tuttavia sono tremendamente attuali e permangono nella coscienza collettiva.
                                                                                                                                F.P.

Qui il video della conferenza su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=TX6GW4VjWyI

giovedì 10 settembre 2015

Elisabetta II la Regina più longeva: concezione eterna della Monarchia







                      Elisabetta II la Regina più longeva: concezione eterna della Monarchia

Quando il Presidente USA Truman la incontrò, da principessa del Regno Unito, ebbe ad esclamare: "Da bambino leggevo le storie della principessa delle fiabe. Ora so che esiste davvero!" Era bellissima la giovine Elisabetta di Windsor, casato tedesco Sassonia Coburgo Gotha e Hannover, che venticinquenne nel 1952 ascendeva al trono britannico, dopo la morte del padre Giorgio VI, quando la Gran Bretagna diveniva non più il grande Impero coloniale, ma la moderna comunità delle nazioni sempre legate alla Corona ed alla Patria, il Commonwealth. Oggi quella donna è una bella signora di 89 anni, che ha celebrato testè il primato di permanenza più longeva sul trono inglese da ben 1200 anni, superando il lunghissimo regno dell'avola Vittoria, che durò dal 1837 al 1901.
Come consuetudine ed eleganza, Sua Maestà il 9 settembre giorno dello storico traguardo, ha voluto esprimere con parole sobrie ma auguste la soddisfazione per gli auguri provenienti da tutto il mondo, precisando (nel frangente della inaugurazione di una ferrovia con treno old style: similmente la Regina Vittoria nel 1860 attraversò la Scozia in treno) che "una lunga vita passa attraverso molte pietre miliari -milestones-, il mio caso non è una eccezione", sottintendendo di aver compiuto il proprio dovere di Sovrana, di Capo della Chiesa cristiana anglicana, di tutela dell'axis mundi. Le parole non sono a caso: il Premier britannico Cameron l'ha salutata come "la roccia" a cui tutto il popolo può fare riferimento, come è stato per oltre 63 anni e continuerà ad essere.
Festeggiamenti sobri quindi per la Sovrana del Regno Unito, che sempre accompagnata dal Principe consorte Filippo di Edimburgo (con le sue fresche 94 primavere), ha preferito che le feste nazionali siano tenute l'anno prossimo, in occasione del 90° genetliaco.
Un Re è sempre una figura mistica, non certo umana solamente ma per chi ha coscienza del ruolo sacrale, antropologico e cultuale, della Monarchia in quanto concezione dell'Universo, intermediario tra il Cielo e la Terra. Non per nulla negli ideogrammi dell'antica Cina il re era al centro di tre trattini fra l'empireo e il tèllure, uniti da una sbarra verticale. Così nell'antico Egitto. Ma la figura femminile è, per coloro che hanno cognizioni di esoterismo anche superficiali, il "lui-lei", l'Iside sovrana. I riferimenti alla pietra nelle brevi ma intense parole della Regina e del Primo Ministro non cadono nel vuoto: la Gran Bretagna è patria della Massoneria mondiale, che nel 2017 celebrerà i trecento anni dalla fondazione della United Gran lodge of England, la madre loggia "del mondo" (a cui volenti o nolenti tutte le comunioni frammassoniche fanno riferimento) la cui sede è a londra in Great Queen street, la strada della Grande Madre, ovvero Iside.  E che tutti i Re britannici siano stati incoronati sul trono che si appoggia sulla pietra sacra di Scone, la quale si dice fu quella di Giacobbe, ha il suo significato.  E qui forse la Regina è più del Re, perchè se il Re nella simbologia solare è Horus-Osiride, egli nasce solo da Colei che per lui si sacrifica e ne ricostruisce le membra e senza la quale la linea del sangue non potrebbe esistere, Iside appunto: la Grande Madre è in vita, eterna, immutabile.
Tutto ciò per significare che la presenza di Elisabetta II sul trono per tantissimi anni, unica nel suo stile inimitabile come nella longevità assoluta, soggiace a dinamiche cosmiche che possono sfuggire ai più ma non a coloro che, come ben scrisse Dante, vanno oltre "li versi strani" dietro cui è nascosta la vera dottrina. Per chi sa leggere la Luce dell'Occhio i segnali esistono: qualche anno fa venne commercializzata una statuetta con le fattezze della Regina Elisabetta, detta "regina solare" : tramite un piccolo pannello solare posto nell'incavo della borsetta, ella muove la mano destra in quel gesto etereo e nobilissimo che è il saluto che una Sovrana del suo rango, dispensa ai sudditi, al mondo e a ciascun seguace dell'idea immortale della monarchia. Della forza incredibile di tale gesto semplice ma essenziale fummo personalmente testimoni, in occasione del Golden Giubilee del 2002: arrampicati sulle ringhiere di Buckhingam  palace a gridare "we wont the Queen" erano con noi giovani di tutte le razze del mondo ma soprattutto di colore, a simboleggiare l'attaccamento alla Sovrana da ogni nazione del globo: ella si affacciò in parte e stese la mano in quel gesto di saluto, che la statuetta "solare" riproduce con tanta grazia e levità. E che le statue delle Regine dell'antichità, che si trovano in molti musei, da Isis in poi, abbiano avuto la medesima funzione apotropaica, non è da discutere.
Elisabetta II e Vittoria  sono paragonate ultimamente (una mostra sui loro regni è in corso a Londra), ma certamente i secoli sono differenti: la Sovrana del XIX secolo che vide l'unificazione italiana, Garibaldi e cinse la corona dell'India come Imperatrice, soffrì molto per motivi familiari; Elisabetta II è in certo senso più fortunata e, mentre ha viaggiato moltissimo, gode e godrà ancora di buona salute (Vittoria negli ultimi anni era sulla sedia a rotelle).  Inoltre è vero che se il Commonwealth non è l'Impero, il prestigio e la presenza anche politica di Elisabetta nello status mondiale (capo dello Stato oggi in Canada, Australia, Nuova Zelanda e altri piccoli paesi) è intatto e immenso e si può verificare con grande facilità ove ci si rechi in ciascuno di essi: per quanto ad esempio Malta sia una Repubblica dal 1974, in molte vetrine della ex Kingsway di Valletta il ritratto della Sovrana campeggia orgoglioso e l'impronta anglofila è incancellabile.
La Sicilia ha parimenti diversi legami col Regno Unito: e se non divenne "la perla più preziosa della corona britannica", come disse al Parlamento inglese nel 1812 Lord Cawendish Bentinck, plenipotenziario di Sua Maestà nell'isola (e antenato della Regina attuale, poichè la madre, la "Queen mum", discendeva da lui), la nostra isola conserva verso gli inglesi una predilezione non comune ad altri popoli: le comunità della Sicilia occidentale di Marsala e di Trapani, come la ex Ducea di Nelson a Bronte, ne sono testimonianza.  Il popolo usa affermare: "ccu tutti fazzu guerra, fòra di l'Inghilterra!" La storia siciliana non ha una Regina autonoma dal XV secolo, ovvero da Bianca di Navarra, ma ha condiviso con l'Italia e ha amato per il suo sacrificio e dedizione durante il terremoto di Messina del 1908 la Regina d'Italia Elena, già principessa montenegrina: le cui virtù umane e cristiane le valsero la "rosa d'Oro" dal Pontefice Pio XI, e che perfino l'attuale Repubblica ha voluto onorare con un apposito francobollo.  Mentre Elisabetta II nel 1952 ascendeva al trono, pochi mesi dopo nello stesso anno Elena di Savoja si spegneva in Francia, a Montpellier, minata da un tumore: ivi ancora riposa. L'Italia del XXI secolo deve al più presto sanare questa vergogna, permettendo la tumulazione della Sovrana, del Re Vittorio Emanuele III e di Umberto II nel posto che loro compete, il Pantheon di Roma.
Tornando ad Elisabetta II del Regno Unito, defensor Fidei (non dimentichiamo che da Enrico VIII i sovrani britannici guidano la Chiesa cristiana in Albione), non si può che rimanere ammirati e affascinati dal suo stile che, come si ripete sovente, è il segreto del successo planetario della istituzione monarchica britannica, le cui luci irradiano in ogni dove e sono da guida ed esempio. Si pensi che alcune istituzioni e confraternite giurano fedeltà alla Corona, suggello molto più importante che una fittizia "fede" verso lo Stato, laico o transeunte che sia. Il Re e la Regina sono l'eternità del divino, il resto è silenzio.
Così "la venerabile, scaturita dalla luce, nata dalla pupilla di Atum", Iside, rivive nel culto cristiano nella Vergine Madre, la Myriam che sfavilla come Theotokòs. Il cammino continua, in eterno, verso l'azzurro. God save the Queen, lunga vita alla Regina!
                                                                                                                         F.Gio

giovedì 3 settembre 2015

La tirannìa: a proposito dell'invasione degli immigrati, della Chiesa, ecc... parole profetiche, di oltre due millenni fa




La tirannìa: a proposito dell'invasione degli immigrati, della Chiesa, ecc... parole profetiche, di oltre due millenni fa

Non ci sono parole più appropriate del libro VIII della "Repubblica" di Platone, scritto oltre due millenni fa, per descrivere il frangente storico, drammaticissimo, che stiamo  vivendo  in quanto italiani, in quanto siciliani, in quanto di razza bianca. Rileggiamole, in silenzio e, per chi crede, fidando nella Grande Madre dell'Odigitria: libera nos a malo...

Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, 
si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano a sazietà, 
fino ad ubriacarlo, accade allora che, 
se i governanti resistono alle richieste 
dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati despoti. 
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; 
che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, 
che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, 
che i giovani pretendano gli stessi diritti,le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. 
In questo clima di libertà,nel nome della libertà,non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.

lunedì 13 luglio 2015

Alla Grecia è mancata la Paidèia: e la Sicilia non è l'Ellade italiana...





       Alla Grecia è mancata la Paidèia: e la Sicilia non è l'Ellade italiana...

In quell'opera indimenticabile, per chi ha percorso le strade del liceo classico in Italia, che è "l'educazione di Ciro", scritta da Senofonte, uno dei più famosi discepoli di Socrate, è instillato, nell'insieme degli insegnamenti morali, un principio indelebile, che manca ai greci di oggi, in riferimento alla tragica situazione economica in cui si trovano: la paidèia, che in italiano si traduce in 'educazione'. La Paidèia è essenziale ai popoli ma appare chiarissimo che, come l'ha perduta il popolo italiano, l'ha parimenti perduta quello greco. E' vero che un proverbio del paese ellenico dice a proposito degli italiani e greci "una faccia una razza", infatti così è anche nella politica, sia ieri che oggi.
Premessa inderogabile per la comprensione del frangente odierno è tuttavolta la questione razziale, o delle etnìe come si dice adesso con termine meno connotato. Così noi siciliani serbiamo poco o punto del sangue delle stirpi elleniche, corinzie calcidesi e doriche che ci colonizzarono tra l'ottavo e il settimo secolo a.C. specie nella parte orientale, medesimamente la composizione razziale dei greci attuali è turco bizantina, non più ellenica pura, per le vicende politiche e di devastazione dei territori che quelle popolazioni hanno subito negli ultimi due millenni (basti scorrere un semplice atlante storico per rendersene conto: ma evidentemente la storia si dimentica troppo spesso!). Pure nel linguaggio sono cambiati, in Grecia esiste la "khatarèvussa", il linguaggio antico e letterario, e quello moderno e popolare, la "dimotikì".  A dimostrazione di come ha inciso profondamente sulle popolazioni delle isole e del continente sia il periodo bizantino, sia quello turco tataro fino al XIX secolo ed al nuovo nazionalismo (che poi fu un portato delle potenze occidentali, da cui lo stato greco è stato letteralmente "inventato", si pensi a Lord Byron e alla ultima dinastia regnante ellenica).  Per estendere il parallelo alla Sicilia, il linguaggio greco fu corrente nell'isola anche per un secolo dopo la conquista romana (III secolo a.C.), ma già negli anni di Augusto e Tiberio, ovvero di Cristo per scendere fino al martirio di Agata (251  e.v.) le iscrizioni e il linguaggio sono quasi esclusivamente latine: il greco torna in Sicilia nella forma bizantina, dal VI al IX secolo, per poi essere travolto in parte dall'invasione mussulmana e serbato dai monaci basiliani fino alla conquista normanna (XII secolo), con la quale convivranno le tre lingue dell'isola, latino arabo greco, sino a Federico II il tedesco, nella cui epoca e grazie alla koinè creatasi alla corte, nasceva la lingua italiana, della cui genesi ricorda Dante, il primo fiume fu "loquatur sicilianum", la lingua siciliana.  Dal XIV secolo, subito dopo il Vespro, in Sicilia fu fortissima l'immigrazione dalla Spagna che cangiò molto l'etnìa isolana, con presenze catalane castigliane frammiste alle autoctone: il periodo dei Vicerè è la scaturigine della forma mentis siciliana di oggi.
E qui torniamo al dilemma e allo scioglimento di esso: l'accordo che i capi dell'Europa e degli stati hanno letteralmente imposto al governo di Tsipiras è non solo giusto ma necessario, indispensabile: si pensi a un capofamiglia che fa debiti per vent'anni a destra e a sinistra con le banche, non paga nessuno, gli pignorano le case che ha, poi torna dalle banche e chiede nuovi prestiti: come minimo, verrebbe cacciato a calci. I greci, da furbacchioni qual sono ed avendo eletto il più furbacchione sulla piazza a capo del governo, Alexis Tsipiras (un tipo scravattato, con la camicia fuori dai pantaloni: ma chi può dare fiducia, ha scritto bene un economista italiano, nei luoghi che contano delle aristocrazie del denaro, a colui che si presenta con la camicia sbracalata?) credevano di fare lo stesso servizio: ma nè la grande Germania (che è sempre una nazione ammirevole), ne gli altri stati del nord, sono fessi e ben conoscono le astuzie levantine e turchesche e bizantine de' greci (e in parte di molti popoli del sud Europa e mediterranei), per cui l'offesa pseudo orgogliosa dell'inutile referendum del 5 luglio, con cui i greci si espressero per il no alle politiche di austerità della cosiddetta Troika, si è trasformata in un vero boomerang, con conseguenze ben più dure da pagare per loro: e il premier greco ha dovuto cedere su tutta la linea perchè altro non aveva da fare. Una canzone del periodo fascista modulava : "contro Giuda, contro l'oro, sarà il sangue a far la storia", ma la storia col sangue (lo abbiamo visto in Tunisia e in Egitto e in parte lo vediamo in Libia) la fanno i popoli giovani, mentre quello greco (e quello italiano, peggio) son popoli vecchi, anzi psicologicamente vecchissimi, oltrechè etnograficamente: un popolo, quello greco, abituato a vivere di stipendio fisso e con pochi risparmi privati accumulati (mentre v'ha da dire che il popolo italiano ha miliardi di euro di risparmi liquidi in banca e di più come beni immobili) e diciamolo, scialacquatore, che per questo ora si ritrova alla fame: ma non può chiedere come l'esempio di cui sopra, linee di credito all'infinito dopo aver sperperato e non onorato i debiti! Pertanto la linea dura tedesca e del gruppo maggioritario dell'Eurozona è non solo giusta ma anche troppo buona: se non fosse stato per le pressioni degli Stati Uniti dovute alla loro strategia mondiale, nessuno avrebbe speso un centesimo per tenere la Grecia nell'Euro, da cui sarebbe stata cacciata meritatamente. Ce la sorbiremo, mantenendola (come l'Italia ha già fatto e farà, purtroppo: si sa, noi popolo di Fantozzi, "com'è buono lei...").
Infine, è del tutto inesatto il paragone di taluni della situazione della Sicilia a quella greca : lorsignori -che potevano leggere e riflettere prima di sproloquiare- dimenticano che l'elettorato attivo dei siciliani nelle elezioni regionali ultime dell'ottobre 2012 ha de facto sconfessato l'intiera classe politica locale, non andando in maggioranza a votare: si recò infatti alle urne in quel giorno solo il 47% degli aventi diritto, caso mai successo dal 1946, e questo vuol dire che i siciliani sono assolutamente razionali e non intendono più dare mandato, se non nella loro minoranza di privilegiati e interessati ai favoritismi, alle classe politica della Regione. Per cui Roma la commissari o ne sopprima nelle linee guida lo Statuto, frutto di secoli di lotta e derivante dalla Costituzione inglese del 1812, non è scelta che può spettare alla maggioranza del popolo siciliano: se la democrazia è -come è- il governo delle maggioranze, qui siamo guidati da minoranze di minoranze, le cui scelte saranno pure rilevanti ma non politicamente nè eticamente valide.     A differenza dei greci che andarono in massa a votare il 5 luglio "no" alla troika e ora si ritrovano con una serie di provvedimenti che peggio per loro non potrebbe essere, i siciliani nell'ottobre 2012 in maggioranza han detto: no, votate voi minoranza interessata, noi non partecipiamo a questo scempio, abbiamo anche un governo nazionale? Faccia la sua parte!
Non esiste nelle carte dell'Unione Europea, infine, che la Grecia (o qualunque altro popolo) debba essere "mantenuto" a vita dagli altri stati: c'è invece nell'articolo 38 dello Statuto speciale della Regione Siciliana (statuto frutto della guerra civile 1944\46 fra lo Stato e l'Isola) emanato il 15 maggio 1946 regnante S.M. Umberto II di Savoja e parte integrante della Costituzione della Repubblica Italiana che lo accolse nel 1948, un articolo, il 38, il quale dice che "lo Stato verserà alla Regione annualmente una somma a titolo di solidarietà nazionale", da impiegarsi per lavori pubblici: quell'articolo nasce quale risarcimento dei danni che la forzata Unità nazionale fece con la mancanza per molti decenni di infrastrutture logistiche che fiorivano al nord italia (coi proventi dei banchi di Napoli e di Sicilia) ma erano assenti da noi (battaglia combattuta da Andrea Finocchiaro Aprile e la sparuta pattuglia di parlamentari indipendentisti in seno all'assemblea Costituente).   Quindi è lo Stato italiano che deve aiutarci per legge, non l'UE che deve aiutare la Grecia per carte documentate: fin quando esisterà lo Statuto potremo precisarlo a voce alta.
Questo è quanto. Con le parole di un grande fratello nostro e dell'umanità, l'ateniese Platone (nel Liside, 220a): "Sovente diciamo di tenere in gran conto l'oro e l'argento, ma non è esatto: quello che noi teniamo in gran conto è ciò che appare come lo scopo in vista del quale ricerchiamo l'oro e ogni altro strumento".
                                                                                                                        F.Gio

lunedì 25 maggio 2015

La metà della ricerca scientifica è falsa! E se lo dice Lancet...

Abbiamo letto questo sconvolgente -per chi ha fede nei medici più che nella Natura o nelle religioni razionali, come usa dirsi- articolo, e crediamo debba essere diffuso, ad onta del fanatismo scientista di questo XXI secolo, che dimentica le leggi supreme. Se la "bibbia" della ricerca scientifica, ovvero Lancet, afferma che metà delle risultanze delle indagini mediche sono false... e non solo Lancet, ma molti altri, Premi Nobel, ecc...per non dire dell'affaire cancro, e che gli studi serii sono tenuti volutamente in secondo piano. Ognuno tragga le proprie conclusioni. Qui il testo dell'articolo in lingua inglese (stranamente non tradotto in italiano che in parte e mùtilo, su alcuni siti... e bisogna andare a cercarlo apposta su Google news) e la nostra traduzione.


Top Scientists Agree: Medical Research is Rife with Fraud

By DE Brown May 22, 2015      RSS PDF
Half of all the medical literature is false according to Dr. Richard Horton, editor in chief of world’s best-known medical journal.

(Newswire.net -- May 22, 2015) -- The problem with scientific literature is that much of it may not be true or complete, according to Dr. Richard Horton, the current editor-in-chief of the Lancet, world’s most well-respected peer-reviewed medical journal.  
“The case against science is straightforward: much of the scientific literature, perhaps half, may simply be untrue,” Dr. Horton commented in The Lancet.
According to Dr. Horton, there are various reasons for the gross inaccuracies; “studies with small sample sizes, tiny eff ects, invalid exploratory analyses, and flagrant conflict,” he wrote.
Dr. Horton accused scientists of pursuing a “quest for telling a compelling story,” stating that scientists too often model data to fit the preferred theories or they tweak hypotheses to fit their data.
Actually, the questionable data is due to the nature of modern money dependent society where there is a constant urge for spending less and earning more. It is ‘publish or parish’ society that is driven by interest or fear of failure. However, journals and publications are not the “only miscreants.” According to Dr. Horton, “universities are in a perpetual struggle for money and talent,” which tempts scientists to slip towards dark side of science.
Dr. Marcia Angell, a physician and longtime Editor in Chief of another one prestigious peer-reviewed medical journals, the New England Medical Journal (NEMJ), agreed with Dr. Horton.
“It is simply no longer possible to believe much of the clinical research that is published, or to rely on the judgment of trusted physicians or authoritative medical guidelines,” Dr. Angel wrote in an comment in New England Journal of Medicine.
“I take no pleasure in this conclusion, which I reached slowly and reluctantly over my two decades as an editor of the New England Journal of Medicine,” she wrote.
According to one of the most important scientists in history, two-time Nobel Prize winner in chemistry (1901-1994), Linus Pauling, Ph.D. we shouldn’t believe the most cancer studies, because they have been ordered by third parties.
“Everyone should know that most cancer research is largely a fraud, and that the major cancer research organizations are derelict in their duties to the people who support them,” Collective Evolution quoted Dr. Pauling.
Of course, it is not all fraud and deceptiveness. Scientists agree that there are other researchers, serious and independent, that should hold an equilibrium. However, those studies often are not being published and dwell below the radar of scientific community and the public.
“On the opposite end there are good studies that are not getting published for many reasons,” states Dr. Kevin Buckman, the CEO of Viratech Corporation.
“The good news is that science is beginning to take some of its worst failings very seriously,” Dr. Horton wrote, adding that the bad news is no one yet is ready “to take the first step to clean up the system.” 

Source: http://newswire.net/newsroom/news/00088806-world-s-top-scientists-agree-most-researches-findings-are-fraud.html


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I migliori scienziati concordano: la ricerca medica è piena di frode

Di DE Brown 22 Maggio 2015 RSS PDF
La metà di tutta la letteratura medica è falsa secondo il dottor Richard Horton, redattore capo della più nota rivista medica del mondo.

(Newswire.net - 22 maggio 2015) - Il problema con la letteratura scientifica è che gran parte di essa non può essere vera o completa, secondo il dottor Richard Horton, l'editor-in-chief attuale del Lancet, la più rispettata peer-reviewed rivista medica al mondo.
"Il caso contro la scienza è semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere semplicemente falsa" Dr Horton ha commentato su The Lancet.
Secondo il Dr Horton, ci sono varie ragioni per le imprecisioni grossolane; "Studi con campioni di piccole dimensioni, piccoli effetti, analisi esplorative non valide, e il conflitto palese", ha scritto.  Dr. Horton ha accusato gli scienziati di perseguire una "ricerca e di raccontare una storia avvincente," affermando che gli scienziati seguono troppo spesso i dati del modello per adattarsi alle teorie preferite oppure  ipotesi per adattare i loro dati.
In realtà, il dato discutibile è dovuto alla natura del denaro nella moderna società dipendente dove c'è un bisogno continuo per spendere meno e guadagnare di più. E  questa '' pubblica o parrocchia"  società che è guidata da interessi o paura del fallimento. Tuttavia, le riviste e le pubblicazioni non sono i "soli miscredenti". Secondo il Dr Horton, "le università sono in una lotta perpetua per il denaro e il talento", che tenta gli scienziati a scivolare verso il lato oscuro della scienza.
Dr. Marcia Angell, un editor di medico e di lunga data in capo di un altro prestigiosa riviste mediche peer-reviewed, il New England Medical Journal (NEMJ), è d'accordo con il dottor Horton.  "E 'semplicemente non è più possibile credere gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o di linee guida mediche autorevoli," Dr Angell ha scritto in un commento nel New England Journal of Medicine.       "Io non prendo alcun piacere in questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza sui miei due decenni come redattore del New England Journal of Medicine", ha scritto.
Secondo uno degli scienziati più importanti della storia, due volte vincitore del premio Nobel per la chimica (1901-1994), Linus Pauling, Ph.D. non dobbiamo più credere agli studi sul cancro, perché sono stati ordinati da parte di terzi.   "Tutti dovrebbero sapere che la ricerca sul cancro è in gran parte una frode, e che le principali organizzazioni di ricerca sul cancro sono abbandonati nei loro doveri alle persone che li sostengono," Collettivo Evolution approva il Dr. Pauling.
Naturalmente, non è tutto  frode e ingannevole. Gli scienziati concordano sul fatto che ci sono altri ricercatori, seri e indipendenti, che dovrebbero tenere un equilibrio. Tuttavia, questi studi spesso non sono in corso di pubblicazione e stanno al di sotto del radar della comunità scientifica e l'opinione pubblica.   "Sul lato opposto ci sono buoni studi che non sono sempre pubblicati per molte ragioni", afferma il Dr. Kevin Buckman, il CEO di Viratech Corporation.
"La buona notizia è che la scienza sta cominciando a prendere alcuni dei suoi peggiori difetti molto sul serio", ha scritto il dottor Horton, aggiungendo che la cattiva notizia è che nessuno ancora è pronto "a fare il primo passo per ripulire il sistema."

Fonte: http://newswire.net/newsroom/news/00088806-world-s-top-scientists-agree-most-researches-findings-are-fraud.html

venerdì 17 aprile 2015

MUOS e sesso degli angeli, ovvero si discute mentre avanzano i barbari





MUOS e sesso degli angeli, ovvero si discute mentre avanzano i barbari

Si narra che, mentre i valorosi difensori della Costantinopoli assediata nel maggio 1453 dalle truppe del Sultano Maometto II pugnassero valorosamente per la difesa dell'ultimo bastione della Civiltà e dell'Occidente, con a capo l'Imperatore Costantino XI Paleologo, che eroico moriva in battaglia (è un santo della Chiesa), i teologi cristiani discutessero del sesso degli angeli. E' una espressione non a caso italiana, la quale sintetizza lo stato in cui ci si trova allorchè, in corso una invasione del nemico, si perde tempo in fatti inutili.
Il caso del MUOS insegna. Lo Stato ricorre contro poteri dello Stato (CGA contro Tribunale di Palermo, il Ministero della Difesa che presenta ricorso che verrà discusso a luglio, avverso la decisione del giudice che nella capitale sicula ad inizio aprile "decide" di dichiarare illegittimo il funzionamento del sistema di difesa USA), mentre l'invasione dei disperati provenienti dall'Affrica fra i quali, se ne accorgerebbe pure un infante ed è bene che il Procuratore di Palermo lo abbia detto, gli infiltrati del terrorismo islamista ci sono senza dubbio, e non da oggi, continua con la connivenza stupida delle nostre autorità. Diciamo così perchè settimane fa si lesse sui giornali delle nostre navi militari che si apprestavano a schierarsi al largo delle coste libiche, innanzi ad una ex nazione in balìa dei terroristi, onde frenare gli sbarchi. Delle due l'una: o i nostri valorosi marinaj si affacciano dai boccaporti e assistono e in qualche caso imbarcano fino alle nostre coste (ma loro eseguono ordini, la responsabilità è dei superiori...) gli "invasori", oppure è il solito bluff giornalistico, per placare gli animi.
Vedremo comunque se la visita del Presidente del Consiglio negli Stati Uniti porterà qualche risultato in merito alla vicenda MUOS che, di per sè, appare grottesca se non fosse ridicola: in una parola, tutta italiana. Qui le responsabilità della Sicilia, politicamente parlando, diremmo siano risibili. Si ricordi che per Statuto speciale la sicurezza e la difesa spetta allo Stato, non alla Regione (fatti salvi i poteri di polizia locale, che nessun Presidente ha voluto applicare...).  Come spetta allo Stato costruire (e fare crollare...) le strade. Quello Stato nazionale di cui facciamo parte e a cui effondemmo sangue su sangue, specie durante la Grande Guerra, or sono cento anni, e che continua a trattarci come pseudocolonia.
Possibile che un governo nazionale degno di questo nome possa permettere che un qualunque tribunale si permetta di bloccare una installazione essenziale per la sicurezza della Patria e dell'Occidente (e qui nessuna retorica, se si comprende a che serve il MUOS), con la scusa dell'inquinamento ambientale? Sì, perchè il gruppo di facinorosi sempre pronto a manifestare a priori contro gli "yankee", se ne impipa delle risultanze degli esperti del Ministero della Sanità che delineano ben altre conseguenze che quelle dannose da loro ipotizzate:  e se per caso costoro verificassero l'effetto che ore e ore di telefonini trasmettono ai cervelli umani, la smetterebbero con la retorica dei danni, che comunque le antenne trasmittenti delle molte compagnie telefoniche installate sui tetti di case private e luoghi pubblici, provocano in modo silente e senza nessun clamore politico.
Dobbiamo vergognarci di questa situazione? Forse. Che dicono negli USA? Meglio non saperlo, a volte. Gli è che la Sicilia, se si fosse seguita la politica non tanto dell'indipendentismo di Finoccharo Aprile (quella è stata attuata federalisticamente, non solo con la promulgazione da parte di Umberto II dello Statuto: non si dimentichi mai la famosa lettera che il grande Andrea scrisse nel febbraio 1945 alla signora Roosevelt, con la frase per cui la Sicilia deve essere "la longa manus degli Stati Uniti in Europa"...), quanto quella del MASCA (il movimento politico di Salvatore Giuliano che propugnava l'annessione alla Conferedazione Americana) e della "49° Stella", l'altra frangia indipendentista avente sede a Catania che, spinta da Concetto Battiato, auspicava come il filone giulianeo la federazione de facto agli USA, questi ed altri problemi non sarebbero sorti.
Seppure i fatti per motivazioni geostrategiche siano andati diversamente e non del tutto male, dal 1943 agli anni '90 del XX secolo, ci si avvede in giorni pericolosi come gli attuali,  che una classe politica di irresponsabili sta mettendo a repentaglio la vita dei siciliani e di tutto il popolo italiano, con il blocco del funzionamento del MUOS nonché con la possibile smania di attentati che i molti infiltrati dal fanatismo islamista possono compiere.   Dovunque, comunque. Il massacro del Museo di Tunisi insegna. Sappiamo bene quanto i nostri luoghi d'arte siano sguarniti, poco vigilati, specie in Sicilia. Servirebe una sorta di "milizia volontaria" per la salvaguardia dei luoghi sensibili, non può bastare la pur volenterosa forza di polizia, o l'Esercito che è schierato quando serve. Ma fare codeste proposte, che nessuno formula concretamente,  può apparire pericoloso, non politicamente corretto.   Ci indignamo se qualche pazzoide distrugge statue millenarie in Iraq: ma ci si chiese come evitare che i templi di Agrigento o il teatro romano di Catania o il santuario di Tindari possano essere vulnerabili a cotali attentatori isolati, peraltro dispostissimi a morire per un universo a noi culturalmente antitetico? Meglio non pensarci? Eh, già, speriamo che non succeda!
Intanto il programma per la sicurezza dell'Europa strutturato dagli alleati americani, MUOS, deve attendere i cavilli dei giudici e le scartoffie dei tribunali. Appunto, il sesso degli angeli mentre le mura di Costantinopoli vengono scalate. Con la differenza che allora vi furono dei valorosi che morivano, Costantino XI in testa, per la Cristianità. Adesso muojono i poveretti solo perchè fidenti nel Messìa di Israele... Ma contiamo su un fatto incontrovertibile: millenni di invasioni in Sicilia, non hanno mai piegato la gens, il vero popolo: noi siamo un'altra razza. "Sempre la stessa " razza, avrebbe detto De Roberto. E questa razza ha resistito ai Romani,ai Saraceni, a ciascuno degli invasori, a volte tagliando loro le gole. I Vespri del 1282 ne fanno memoria. Diciamo solo e unicamente il Popolo. Il popolo siciliano sa difendersi e, all'occorrenza sa pure diventare selvaggio. Se non è difeso da nessuno, si difenderà da sè, allorquando vengono toccati i sancta sanctorum di esso: la casa, la famiglia, la terra, il clan. E non siamo poi tanto lontani. Questione di qualche decennio, con tale andazzo. Se la Gran Madre non ce lo risparmia.
La Vergine Siciliana dell'Odigitria vegli!
                                                                                                                                 F.Gio

(Nelle immagini: le antenne del MUOS a Niscemi; il massacro degli abitanti di Costantinopoli, in una miniatura coeva, XV secolo)


lunedì 23 marzo 2015

Reddito di dignità! Per ridurre povertà e diseguaglianze e contrastare le mafie. Firma la petizione di Libera

Firmiamo tutti con convinzione... Solo il reddito minimo può ridare fiducia all'Italia perbene, che esiste, anche se sovente in silenzio ma densa di grande, orgogliosa dignità (F.G.)



https://www.change.org/p/reddito-di-dignit%C3%A0-per-ridurre-povert%C3%A0-e-diseguaglianze-e-contrastare-le-mafie

Reddito di dignità! Per ridurre povertà e diseguaglianze e contrastare le mafie.

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Dal 2008 al 2014 la crisi in Italia ed Europa secondo i dati Istat ha più che raddoppiato i numeri della povertà relativa ed assoluta. Dieci milioni di italiani e italiane vivono in condizione di povertà relativa, e sei milioni in condizione di povertà assoluta. Le diseguaglianze sono cresciute a dismisura e diventate insopportabili.

Più la povertà aumenta, più le diseguaglianze si ampliano, più le mafie si rafforzano. Per questo in Italia è necessario avere una misura come il Reddito Minimo o di Cittadinanza. Non è impossibile, non è una proposta irrealistica: è una scelta di buon senso, necessaria e giusta.

Ci sono diverse proposte di legge depositate al Senato.  Chiediamo che entro 100 giorni una buona legge sul reddito di dignità arrivi in aula per essere discussa e approvata. Non è impossibile, non è una proposta irrealistica: il parlamento può  e deve prendere una decisione tanto semplice quanto storica.

Il Reddito Minimo o di Cittadinanza, è un supporto al reddito che garantisce una rete di sicurezza per chi non riesce a trovare un lavoro, per chi ha un lavoro che però non garantisce una vita dignitosa, per chi non può accedere a sistemi di sicurezza sociale adeguati.

Il Reddito Minimo o di Cittadinanza, è una misura necessaria per invertire la rotta della crisi, una risposta concreta ed efficace a povertà e mafie perché garantisce uno standard minimo di vita per coloro che non hanno adeguati strumenti di supporto economico, liberandoli da ricatti e soprusi.

È una misura prevista già da tutti i paesi europei, con l’esclusione di Italia, Grecia e Bulgaria. Il Parlamento Europeo ci chiede dal 16 ottobre 2010 di varare una legge che introduca un “reddito minimo, nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva”. Sono passati cinque anni e nulla è successo.

Milioni di italiani/e non possono più aspettare.
LETTERA A
Parlamento Italiano
Dal 2008 al 2014 la crisi in Italia ed Europa secondo i dati Istat ha più che raddoppiato i numeri della povertà relativa ed assoluta. Dieci milioni di italiani e italiane vivono in condizione di povertà relativa, e sei milioni in condizione di povertà assoluta. Le diseguaglianze sono cresciute a dismisura e diventate insopportabili.
Più la povertà aumenta, più le diseguaglianze si ampliano, più le mafie si rafforzano. Per questo in Italia è necessario avere una misura come il Reddito Minimo o di Cittadinanza. Non è impossibile, non è una proposta irrealistica: è una scelta di buon senso, necessaria e giusta.

Chiediamo che entro 100 giorni una buona legge sul reddito di dignità arrivi in aula per essere discussa e approvata. Non è impossibile, non è una proposta irrealistica: il parlamento può e deve prendere una decisione tanto semplice quanto storica.

Il Reddito Minimo o di Cittadinanza, è un supporto al reddito che garantisce una rete di sicurezza per chi non riesce a trovare un lavoro, per chi ha un lavoro che però non garantisce una vita dignitosa, per chi non può accedere a sistemi di sicurezza sociale adeguati.
Il Reddito Minimo o di Cittadinanza, è una misura necessaria per invertire la rotta della crisi, una risposta concreta ed efficace a povertà e mafie perché garantisce uno standard minimo di vita per coloro che non hanno adeguati strumenti di supporto economico, liberandoli da ricatti e soprusi.

È una misura prevista già da tutti i paesi europei, con l’esclusione di Italia, Grecia e Bulgaria. Il Parlamento Europeo ci chiede dal 16 ottobre 2010 di varare una legge che introduca un “reddito minimo, nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva”. Sono passati cinque anni e nulla è successo.

Ci sono diverse proposte di legge depositate al Senato. Vogliamo che entro 100 giorni una buona legge arrivi in aula per essere discussa e approvata.


Milioni di italiani/e non possono più aspettare.

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